E’ un vero e proprio viaggio nel tempo la visita in quel luogo di Portici, vicino Napoli, che offre qualcosa di straordinariamente affascinante: si tratta del Museo Ferroviario di Pietrarsa, dove adulti e bambini riescono a stupirsi in egual misura. Si tratta, infatti, di un’esposizione di treni e locomotive che hanno rappresentato le Ferrovie italiane negli ultimi 170 anni e che costituiscono un patrimonio unico al mondo. Il Museo venne inaugurato nel 1989 ma la sua storia affonda le proprie radici al tempo di Ferdinando II di Borbone. Risale infatti al 1840 la fondazione del Reale Opificio Meccanico, Pirotecnico e per le Locomotive per indicare il luogo dove costruire le prime officine ferroviarie non solo del Regno delle Due Sicilia ma dell’intera penisola. Questa era la zona chiamata Pietra Bianca, da cui successivamente è derivato il nome di Pietrarsa, in seguito ad un’eruzione del Vesuvio che spinse la lava fino a questo punto della costa.
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Il museo è a ben ragione uno dei più importanti complessi di archeologia industriale d’Italia ed uno dei più completi d’Europa per quel che riguarda i musei ferroviari. In un’area di 36 mila metri quadrati, di cui 14 mila coperti, è suddiviso in 7 padiglioni ed offre anche una bellissima veduta sul Golfo di Napoli inserendosi in una suggestiva posizione tra il mare e il Vesuvio. Costituisce un patrimonio unico al mondo che va dalle sbuffanti locomotive a vapore agli elettroteni, antesignani dell’Alta Velocità, passando per le littorine e per le locomotive a corrente continua, a diesel, automotrici e carrozze passeggeri. Il primo padiglione è stato destinato alla conservazione dei mezzi del passato, ad iniziare dalla ricostruzione storica del primo convoglio della Napoli-Portici, il primo tratto di ferrovia inaugurato in Italia con la mitica locomotiva Bayard. Tra i pezzi forti anche la carrozza-salone del treno dei Savoia, attualmente “Treno della Presidenza della Repubblica Italiana”, ma ci sono anche le imponenti locomotive mitteleuropee, lasciate sui binari italiani durante la ritirata degli Austriaci nel novembre 1918.
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Nel corpo di fabbrica che ospitava le caldarerie e i forni, sono ora esposte carrozze e automotrici, tra cui una carrozza postale a tre assi e una vettura per il trasporto di detenuti. C’è anche un settore utensili delle officine dove sono conservati alcuni colossali macchinari ed utensili delle antiche officine come la calandra, che serviva a piegare le robuste lamiere di ferro, l’alesatrice con la quale si praticavano i fori alle bielle delle locomotive e due enormi magli, un tempo alimentati a vapore e poi ad aria compressa. Con l’appellativo “La Cattedrale” si intende il padiglione dagli imponenti e magnifici archi a sesto acuto che gli conferiscono un aspetto suggestivo e maestoso dove si ammirano numerosi modelli di treni, plastici e vari oggetti ferroviari.