L’Italia è un pozzo dalle mille risorse: da nord a sud non si smette mai di sgranare gli occhi davanti alle meraviglie tramandate di generazione in generazione al fine di preservare l'identità di un territorio. A tale proprosito potrebbe essere interessante approfondire la conoscenza degli antichi mestieri che hanno fatto la storia dello stivale: a ritagliarsi un ruolo da protagonista è il legno, un materiale che fu particolarmente caro alle società preindustriali tanto per la costruzione di oggetti legati alle esigenze di vita quotidiana quanto nella produzione artistica. A dimostrare un grande legame con questo materiale e, soprattutto con specie autoctone quali il noce, l’acero, il rovere, il frassino, il pruno, il pero, il susino il ciliegio etc., è Rolo, comune reggiano che ha visto trionfare in tutto il mondo i suoi capolavori lignei ornati ad intarsio.
LA TRADIZIONE Sebbene non sia possibile dire con certezza quando la lavorazione della tarsia ebbe inizio e quali i fattori che contribuirono al suo sviluppo, grazie a una relazione podestarile del 1777 si apprende che già nel Settecento a Rolo erano attive 10 botteghe di intarsiatori che, su ordine di famiglie benestanti ed enti religiosi provenienti non solo dal Ducato di Modena e Reggio ma anche dall’area bolognese, producevano ribalte, cassettoni e tavoli decorati con intarsi. Nella seconda metà del XIX secolo gli artigiani locali riuscirono a tenere testa alle nuove tendenze estetiche e iniziarono a specializzarsi nella costruzione di tavoli intarsiati, uno dei mobili più richiesti per arredare i salotti delle casa borghesi realizzati con legni pregiati dalla diverse caratteristiche cromatiche là dove, per le decorazioni, si prediligeva la tarsia geometrica che si differenziava dallo stile neoclassico in cui, invece, gli artigiani ricorrevano alla tarsia al buio. Grazie al perfezionamento tecnico della lavorazione e allo sviluppo della rete ferroviaria, dei trasporti marittimi e dei servizi postali questi manufatti artistici trovarono fortuna non solo in Italia ma anche all’estero raggiungendo l’Europa, l’America settentrionale e alcuni stati dell’America Latina. Se all’inizio del Novecento si producevano circa 6 ai 7 mila tavoli intarsiati ogni anno, l’arrivo della guerra e la chiusura delle frontiere complicarono le cose ostacolando le vendite e, a seguire, il diffondersi di un nuovo gusto estetico e quindi di nuove richieste del mercato fecero il resto.
LE CARATTERISTICHE Al fine di garantire acquisti di qualità i manufatti originali si avvalgono del marchio “tarsia di Rolo” apposto su prodotti progettati in chiave moderna e non strettamente vincolati alla tradizione mentre con “tarsia tradizionale di Rolo” si fa riferimento ad oggetti in legno che si attengono alle decorazioni dei mobili intarsiati tipici della manifattura di Rolo.
IL TERRITORIO Nel 1994 il Comune di Rolo ha fondato il Museo della tarsia, uno dei 109 poli che l'Istituto regionale dei beni culturali ha riconosciuto come "Musei di qualità" che, Insieme al Centro di documentazione e ricerca, svolge attività di studio, restauro e consulenza oltre ad aprire le porte ai visitatori con la mostra permanente dove ammirare mobili intarsiati realizzati dalle botteghe locali, documenti, foto, un’ampia raccolta di libri e attrezzi legati alla falegnameria storica. Non è tutto, è possibile anche passare dalla teoria alla pratica prendendo parte ai corsi sulle tecniche dell’intarsio organizzati annualmente.
INDIRIZZI Oggi l’antica ebanisteria rolese a quanto pare non è finita nel dimenticatoio, anzi, è divenuta oggetto di interesse da parte di alcuni laboratori che hanno saputo fare tesoro della lavorazione artistica del legno per produrre manufatti di grande qualità e bellezza salvaguardando così l'identità storica territoriale. Tra gli intarsiatori rolesi attivi si riconoscono Matteo Marastoni, specializzato nella produzione di tavoli e quadri intarsia, Jules Morselli operativo nella lavorazione di tavoli di tipologia "Rolino" così come Gianni Poli, solo per citarne alcuni.