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Alto Adige Cortina d'Ampezzo artigianato artistico legno Tar-kashi

Alto Adige: 5 cose da sapere sul Tar-kashi di Cortina 

Pregiati manufatti realizzati secondo un'antica tradizione orientale sono divenuti parte integrante dell'artigianato della valle ampezzana 

Lavorazione del legno
Courtesy of©alessandroguerriero/iStock
Lavorazione del legno
C’è chi se ne innamora per le piste da sci e per l’innegabile bellezza naturale ma Cortina d’Ampezzo, la Regina delle Dolomiti, al di là dello sport e del glamour, è anche altro. Qui infatti, come in molte altre località montane, l’arte della lavorazione del legno è un must ma, a diversificare l'offerta, è una particolare forma d’intarsio, il Tar–kashi, detto anche “laoro da petà inze”, una tecnica dal sapore orientale che rende unica la valle d’Ampezzo. 
 
LA TRADIZIONE Le origini del Tar-kashi vengono da lontano, dall’India Orientale e, a portare questa particolare lavorazione nel Belpaese, fu l’ingegnere inglese John G.J. Coddington, presidente dell’Oriental Club che, a seguito di un viaggio a Mainpuri, rimase particolarmente impressionato dall’operato di un industriale, tale Sisso Dalbergis, specializzato proprio nel Tar-kashi. Questa parola che può suonare strana alla pronuncia altro non è che una particolare tecnica di lavorazione che consiste nella realizzazione di oggetti artistici di intarsio a fili di ottone battuti dentro nel legno di palissandro, una meraviglia alla vista e al tatto che innamorò Coddington a tal punto da volerla imparare per portarla in Italia. Fu così che, istruito l’allievo Giuseppe Lacedelli, nel luglio del 1881 venne introdotta nella Scuola d’Arte di Cortina d’Ampezzo come insegnamento creando un nuovo filone artistico ed estetico di grande successo. Poco alla volta però quest’arte venne meno: il lavoro, essendo tutto manuale, era lungo e faticoso e con l'avvento della modernità perse il suo appeal tanto che, nel 2003, l'ultimo depositario di quest'arte, il signor Dario Menardi, cessò l'attività lasciando un vuoto nel settore.
 
LE CARATTERISTICHE Gli oggetti artigianali della Valle d’Ampezzo sono vere opere d’arte, a spiccare è quella particolare lavorazione d’intarsio, un lavoro certosino che richiede intere giornate di pazienza in quanto tutto è fatto a mano: si inizia dal legno, tagliato nelle forma e nella dimensione voluta, su cui viene riportato il disegno geometrico o ancora ornamentale realizzato a mano oppure per ricalco a mezzo di apposita carta e con scalpelli, sgorbie etc. Si procede poi con un taglio o un canale della profondità di mm 1,5 al cui interno si introduce un filo o un nastrino di ottone, rame, argento o altro metallo che, unito a frammenti di madreperla e avorio, porta alla luce effetti figurativi e cromatici di grande impatto pronti a decorare cofanetti, mobili, carillon, cornici, arredi sacri etc.
 
IL TERRITORIO All’interno di una segheria ristrutturata si trova il Museo Etnografico delle Regole d’Ampezzo, uno spazio espositivo interessante che, dal 2011, permette al pubblico di conoscere da vicino la storia e la cultura della comunità ampezzana. Al suo interno, in due piani di esposizione, è possibile conoscere lo stile di vita locale, quelle che erano le attività agricole, l'organizzazione familiare fino ad approfondire l'argomento artigianato con l'apposita sezione composta da antichi strumenti impiegati per la lavorazione artistica del ferro battuto o ancora oggetti realizzati in legno pregiato finemente intarsiato con madreperla e fili metallici fino ad arrivare ai costumi tipici.
 
INDIRIZZI Oggigiorno purtroppo del Tar-kashi non è rimasto molto, ma non tutto è perduto, è ancora possibile infatti rintracciare qualche artigiano che, facendo tesoro di preziosi saperi ereditati di padre in figlio, si diletta con quest'arte dimenticata: presso la falegnameria Siorpaes si realizzano splendidi gioielli e ancora, presso il negozio dell’Artigianato Artistico Ampezzano, si possono trovare deliziose scatoline di legno realizzate con la tecnica orientale del Tar-Kashi. Un nome molto noto è quello di Ingrid Siorpaes, colei che porta avanti l’azienda di famiglia, sita nella frazione di Alverà, raccontando il fascino delle Dolomiti tramite quel sapiente mix di legno, fili d’argento, rame, ottone e madreperla. 
 
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