L'ascensione al Picco di Circe - il punto più alto del Monte Circeo - è un'esperienza mistica. Che può andare ben oltre l'escursione sportiva da affrontare in questa primavera appena sbocciata. Il promontorio del Circeo rappresenta infatti un luogo legato alla storia e all'antichità, al mito e al misticismo. Si tratta di una delle cime geograficamente più rilevanti della pianura pontina e della provincia di Latina. Un tempo isola prima della bonifica delle paludi, ma anche un punto di arrivo e partenza da sempre ritenuto strategico. Sulle sue pendici sono stati rinvenuti resti dell'uomo di Neanderthal, ma anche le mura e l'acropoli dell'antica Circei, colonia latina risalente all'epoca romana. Nell'Odissea, il Circeo prende il nome dalla Maga Circe, dea ammaliatrice che si innamorò di Ulisse e trasformò i suoi compagni di viaggio in porci. Non a caso questo tratto del Tirreno viene definito Riviera di Ulisse. Leggenda vuole che il profilo superiore del promontorio rappresenti il viso della Maga.
Leggenda vuole che il profilo superiore del Circeo rappresenti il viso della Maga Circe
L'escursione che porta al Picco di Circe, che svetta a quota 541 metri, parte da Torre Paola, una torre difensiva posta alla base del promontorio nel territorio di Sabaudia. Il sentiero si imbocca a 300 metri da Torre Paola ed ha un inizio molto ripido. Attraversa un bosco rigoglioso, che nasconde inizialmente il panorama che si può invece ammirare in vetta. Si tratta di un tracciato insidioso, lungo circa un chilometro, con un dislivello di 540 metri. Va affrontato con attrezzatura da trekking, e una giusta dose di preparazione fisica. In cima al Picco il panorama è spettacolare. Nelle belle giornate si può ammirare sia la parte nord della riviera di Ulisse, da Sabaudia a Latina, e sia quella Sud, fino a Terracina. Oltre ovviamente all'arcipelago di Ponza. L'escursione può completarsi con la visita ai ruderi del tempio di Venere, nei pressi delle pareti scoscese del cosiddetto Precipizio.