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Perugia monumenti Basilica di San Pietro

Perugia, cosa nasconde la Basilica di San Pietro

E' uno degli edifici sacri più belli della città ma non in molto conoscono il suo segreto

Campanile 
©Comune di Perugia
Il campanile della Chiesa di San Pietro, Perugia
Quando si visita Perugia gli itinerari turistici comprendono solitamente Piazza IV Novembre, la Fontana Maggiore, il Palazzo dei Priori, il Collegio del Cambio, la Cattedrale, la Rocca Paolina e la Basilica di San Domenico. A cui aggiungere magari la Galleria Nazionale dell’Umbria, il Museo Storico Perugina e la Casa del Cioccolato ed, eventualmente, anche il Pozzo Estrusco e l’Ipogeo dei Volumni e Necropoli del Palazzone. Ma in pochi si soffermano su quella che è considerata la Basilica più bella della città, ovvero la Chiesa di San Pietro.

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Inglobata nell'ampliamento quattrocentesco delle mura, si trova di fronte ai giardini del Frontone, in fondo a borgo XX Giugno, fuori porta San Pietro. Un tempo fu il monastero benedettino più potente dell’Umbria. L’abbazia venne edificata intorno al 996 sopra una precedente cattedrale e divenne la prima sede vescovile di Perugia. Si caratterizza per la facciata costituita dai tre archi ciechi sovrastati e da un poderoso cornicione, da un campanile a forma poligonale e da un chiostro di ingresso realizzato con colonne in travertino, dove sono presenti affreschi del XIV secolo. L’interno, a tre navate, è ricco di opere preziose, tra cui tele del Perugino, Raffaello e Caravaggio e un coro ligneo, datato 1526, tra i più belli d’Italia.

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Ma c’è di più. Il visitatore può infatti avere la percezione della presenza del demonio se, all’interno, orienta il proprio sguardo verso l’uscita della Basilica. Per poi soffermarsi sulla porta d’ingresso, la cui intera parete è occupata da un’enorme tela, quasi 90 mq, che raffigura pontefici, cardinali, vescovi, abati ed altri personaggi religiosi che in qualche modo furono legati a San Benedetto. Si tratta infatti de "L’apoteosi dell’Ordine dei Benedettini", un dipinto del 1592 dove figurano quasi 300 personaggi rappresentati a grandezza maggiore rispetto a quella naturale, in un cromatismo di colori che va dal giallo ocra al nero, dal rosso al blu scuro. Nell’immenso groviglio di figure ci sono due punti più chiari, ovvero gli squarci del cielo che svelano il sole e la luna, simboli del tempo che sfugge come il giorno e la notte. Sono proprio queste due fessure che, a vedere bene, sembrano gli occhi del diavolo e creano infatti una suggestione particolarmente tenebrosa. 
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