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Palermo: cosa nasconde la Cappella Palatina

La Cappella palermitana è entrata a far parte dei Patrimoni Unesco dall'estate scorsa: scopriamone i segreti

Palermo, interno della Cappella Palatina
© di Jean-Pierre Dalbéra from Paris, France. Con licenza CC BY 2.0 tramite Wikimedia Commons
Palermo, abside della Cappella Palatina
Guy De Maupassant l’ha definita la chiesa più bella del mondo e dal luglio scorso è entrata a buon diritto a far parte dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco, nell’ambito dell’Itinerario Arabo- Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale: è la Cappella Palatina, una basilica a tre navate che si trova all’interno del complesso architettonico di Palazzo dei Normanni a Palermo. Costruita nella parte più alta della città per volere del primo re normanno di Sicilia Ruggero II d’Altavilla e da lui utilizzata come cappella privata nel 1130, appariva completamente diversa da quello che possiamo vedere oggi.

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L'interno si presenta con le sue tre navate separate da colonne in granito e marmo cipollino a capitelli composti, che sorreggono una struttura di archi ad ogiva, e con la cupola che erge sulle tre absidi del santuario. Proprio la cupola, con il transetto e le absidi, è interamente decorata nella parte superiore da mosaici bizantini, considerati tra i più importanti in terra siciliana. Raffigurano il Cristo Pantocratore nell’atto di benedire, gli evangelisti ed altre scene bibliche e sono formati da due lastre di vetro tra le quali si trova un sottile strato dorato. Intagli e dipinti di stile arabo decorano il soffitto in legno della navata centrale e la travature delle altre navate, e in ogni spicchio si possono vedere delle stelle, sempre di legno, con rappresentazioni di animali, danzatori, scene di vita della corte islamica e del paradiso secondo la descrizione del Corano. Niente è lasciato al caso perché ogni dettaglio rappresentato è carico di simbolismi. Ad esempio, il sottile strato di oro dei mosaici rappresenta la Luce e la Parola di Dio, la cosa più preziosa che esista; il presbiterio prima ha una forma quadrata e il quadrato rappresenta la terra con i suoi 4 elementi, e poi nel tamburo una forma ottagonale ottenuta realizzando doppie nicchie agli angoli, con l’otto che rappresenta la resurrezione e il Giudizio Universale, l’incognita a cui segue la perfezione che è il Regno Celeste simbolizzato dalla cupola.

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Di grande interesse è il pregevole soffitto ad alveoli, una struttura autoreggente costituita da tavole molto sottili di abete e che offre agli occhi del visitatore 750 dipinti indipendenti l’uno dall’altro di artisti nordafricani, che rappresentano il paradiso coranico che comprende i piaceri dei sensi e dello spirito: ecco quindi sfilare alberi, mostri, pavoni, aquile, uomini che bevono o che vanno a caccia, suonatori. Altro tesoro qui custodito è il candelabro monolitico di oltre 4 metri, utilizzato ancora oggi durante la messa di Pasqua: si tratta di un capolavoro di scultura diviso in cinque ordini che poggia su quattro leoni, simbolo dei Normanni, nell’atto di azzannare uomini e bestie. Al centro Cristo con la barba che siede su un scusino e tiene in mano un libro: ai suoi piedi un uomo vestito da ecclesiastico, probabilmente Ruggero II, il committente dell’opera.
 
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