Dichiarato Patrimonio dell’Umanità Unesco, il Duomo di Modena non ha certo bisogno di presentazioni. Vero e proprio capolavoro dello stile romanico, è riccamente decorato di bassorilievi e fregi architettonici, ma ce ne sono alcuni che oltre all’ammirazione suscitano una certa curiosità. Accanto a scene bibliche e allegorie religiose, si trovano infatti bizzarre figure di personaggi che sembrano usciti da un antico libro di fiabe indiane. Un uomo dai lunghi capelli in posizione yoga. Un ermafrodita. Una sirena con due code. Una fanciulla con acconciatura di evocazione orientale. Cosa ci fanno queste strane figure, molto bizzarre per l’iconografia medievale europea, niente meno che su un frontone del Duomo?
Si tratta di otto metope, elementi finemente scolpiti, tipici dell’architettura greca e romana, che nel Duomo di Modena erano destinate a contrafforti sul tetto. Esigenze strutturali hanno imposto di sostituirle con delle copie, ma le metope originali sono visibili e ben conservate, e si trovano nel Museo del Lapidario del Duomo. Sono opera di uno scultore anonimo, chiamato il Maestro delle Metope, che probabilmente era l’aiutante di Willigelmo, l’artista che più di ogni altro ha decorato la cattedrale modenese. Ma perché i riferimenti fossero così ‘esotici’ non è un dato certo. Probabilmente il Maestro delle Metope ebbe modo di venire a contatto con l’arte orientale, con le raffigurazioni del Medio Oriente e del subcontinente indiano. Cosa nient'affatto scontata nell'anno 1000. Forse vogliono rappresentare i popoli della Terra ai quali il messaggio cristiano non era ancora arrivato.
Fatto sta che tra le otto metope c’è un uomo con i capelli lunghi, la barba e i baffi, che siede in una acrobatica posizione simile ad alcune figure dello yoga. Anche gli occhi chiusi suggeriscono che stesse praticando la disciplina, all’epoca certo non diffusa in Europa come oggi. Figura assai particolare è la sirena bicaudata, cioè con due code, interpretata (forse) come simbolo di lussuria. C’è poi un’immagine che sembra presa da un incubo: un essere con la testa di uccello, un piede umano e uno zoccolo di toro che divora un pesce, mentre alle sue spalle un volto di donna sta con gli occhi chiusi. La bizzarra composizione continua con un ermafrodita, che mostra con sfrontatezza i suoi attributi sessuali. Ci sono poi tre figure femminili: una con una lunga veste e l’acconciatura in stile orientale, una donna in posa dormiente con un essere alato alle spalle, e una giovane che tiene tra le mani un essere dal collo lungo. Infine, due figure femminili in posizione rannicchiata una di fronte all’altra in modo speculare ma capovolte.