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Ascoli Piceno cosa vedere segreti

Marche, quello che non tutti sanno su Ascoli Piceno 

Curiosità su alcune attrazioni della perla marchigiana tutte da scoprire

Ponte del Diavolo
©Visit Ascoli/ Pierluigi Giorgi
Ascoli Piceno, scorcio del Ponte del Diavolo
Ascoli Piceno è un gioiello delle Marche, conosciuta anche come la Città delle 100 torri. Ma non sono solo le sue straordinarie testimonianze storiche ed architettoniche a renderla affascinante, come il Palazzo del Capitano del Popolo e la Sala degli Stemmi, le mura della Chiesa di San Francesco, i palazzi rinascimentali, i portici e le logge. O il Duomo di Sant’Emidio, il Battistero di San Giovanni, il Ponte Romano Augusteo, il Museo Diocesano o la Pinacoteca civica. Ci sono anche itinerari meno conosciuti che portano alla scoperta di scorci suggestivi, e talvolta, a veri e propri segreti. Non tutti, ad esempio, sanno che il lavatoio pubblico è legato alla tradizione di uno dei prodigi di Sant’Emidio. Leggenda vuole che il Patrono della città, non avendo a disposizione l’acqua necessaria per battezzare tutti coloro che si erano convertiti al Cristianesimo grazie alla sua predicazione, riuscì a procurarsela battendo un sasso da cui sgorgò la sorgente che alimenta il lavatoio.


Altri, invece, sostengono che l’acqua sia scaturita dalla pietra dove la testa decapitata di Sant’Emidio cadde e rotolò. Il suo martirio sembra sia avvenuto nel luogo dove ora sorge il tempietto di Sant’Emidio Rosso, conosciuto come Sant’Emidio alle Grotte perché il suo interno è formato da una grotta naturale. Si colloca in un luogo dove regna il silenzio ed è avvolto dalla vegetazione, in una posizione un po’ appartata rispetto al contesto urbano. La storia vuole che il Santo vi abbia camminato con la testa decapitata sotto al braccio e al suo arrivo la terra si divise per consentirgli di seppellirsi da solo. Fu allora che sopra le sue ceneri nacque un gran cespuglio di basilico, simbolo dei festeggiamenti in suo onore il 5 agosto. Particolare è anche la storia del Ponte di Cecco, conosciuto anche come Ponte del Diavolo, che si distingue con il suo candido travertino tra il verde circostante. Quella attuale degli Anni Sessanta è la fedele ricostruzione dell’originale distrutto nel giugno del 1944 dai tedeschi.

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Sembra che la costruzione medievale del ponte sia stata effettuata dal poeta astrologo Cecco d’Ascoli in una sola notte grazie all’aiuto del diavolo. A circa tre chilometri, sulla Salaria nei pressi del bivio per Rosara, l’Albero dei Piccioni è un platano inserito nell’elenco degli Alberi Monumentali italiani redatto dal Corpo Forestale dello Stato. Il suo tronco è internamente cavo, la circonferenza del fusto è di 8,7 metri e la sua altezza arriva ai 24 metri. Era al suo interno che si nascondeva, durante il periodo dell’Annessione al Regno d’Italia, il brigante Giovanni Piccioni, comandante degli Ausiliari Pontifici che diede il via al fenomeno del Brigantaggio Antiunitario. 
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