Siamo idealmente anche noi sul treno con cui si apre il film Un'estate in Provenza di Rose (o Roselyne) Bosch, autrice francese di Avignone. Per quanto sia difficile immedesimarsi con il piccolo protagonista Théo, sordo dalla nascita, il suo sguardo è il nostro, affascinato dai panorami che scorrono fuori dai finestrini mentre The Sound of Silence di Simon & Garfunkel ci accompagna: Alberi e colline, laghi e campi verdissimi, tipici delle zone sfruttate per le riprese del film, le stesse di cui è originaria la stessa regista. Considerato anche che proprio Avignone è la destinazione prima del viaggio dei tre fratelli in vacanza 'forzata'. La prima stazione di un viaggio che ci porterà ad addentrarci nelle meraviglie della regione giusto al di là dei nostri confini occidentali, la Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
La strada sterrata che percorre l'utilitaria guidata da Jean Reno è una delle tante sulle quali si sono concentrati per nove settimane - alla fine del maggio 2013 - tecnici e attori agli ordini della Bosch. E anche se forse non sarà facile ritrovare il burbero nonno padrone di casa, sono molti i casali immersi nel paradiso di fiori e cicale alle porte di Eygalières, nel pieno della campagna del dipartimento delle Bocche del Rodano. Qui i nostri giovani eroi trovano un mercatino ricco dei colori dell'artigianato locale e di giocosi autoctoni: esperienze alla portata di tutti, al pari dell'Abrivado dei tori, festa tipica di queste zone nella quale le tradizioni provenzali si sposano con il folclore spagnolo e gitano.
Lo stesso Reno, già appassionato dell'olio d'oliva DOC che si coltiva da queste parti - non a caso uno degli elementi che lo ha legato alla regista e attratto al film - ammette di avere un rapporto "molto forte con la gente del posto". "È stato facile parlare di qualcosa che ci sta tanto a cuore. Ritrovarci intorno all'Ulivo, elemento unificatore - ha raccontato l'attore. - Lavorare tra gli ulivi, in questa regione, aveva qualcosa di familiare per me. è stato un piacere girare molte delle scene" di quello che lui stesso definisce "un film per tutta la famiglia", che parla "di problemi reali con leggerezza".
Quella leggerezza che emerge dalla filosofia del "Lavorare meno, divertirsi di più" citata dai ragazzi che Léa e Adrien incontrano, e che ricordano loro che "scherzare è una cosa seria". Quella stessa filosofia che unisce Reno alla sua regista - la quale ammette: "Sia io sia Jean sentiamo il bisogno di vivere in questo clima estremo, che passa da -10 a 40 gradi, abbiamo bisogno del Maestrale" (come da titolo originale, "Avis de Maestral") - e che potrete condividere lasciando spaziare lo sguardo sulla valle circostante, fino alla vicina Valchiusa o spingendovi verso Paluds-de-Noves e gli altri centri delle Bocche del Rodano, oltre ai Saint-Remy-de-Provence e Saintes-Maries-de-la-Mer sfruttati dalla produzione e mostrati nel film.
Al pari delle Avenue Léon Blum e Place Marcel Bonein attraverso le quali - come detto - scopriamo le bellezze di Eygalières, e le sue bontà, approfittando per esempio (come Anna Galiena) della Brasserie Le Progrès di Rue de la République. Scorci e cornici che hanno saputo ammorbidire lo scontro generazionale raccontato dal film, capace di mettere a nudo debolezze e umanità comuni a tutti e - attraverso la storia del piccolo non udente - sensibilizzare il grande pubblico verso realtà spesso non considerate dal cinema in generale. Che potrà fare tesoro proprio dell'impegno della Nomad Film la quale, dopo aver distribuito il film sottotitolato per non udenti e audiodescritto per non vedenti nella prima domenica di programmazione (il 17 aprile), continuerà a farlo anche nei giorni successivi, a seconda della sala.