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Una storia di violenza in Borgogna, L'affido ci porta in Saona e Loira

Dopo una nomination all'Oscar un esordio difficile da ignorare, anche per le intense ambientazioni scelte per girare.

Nomad Film
A cosa pensate se diciamo Francia? Vigneti e campagne, città d'arte ordinate, buon cibo, panorami affascinanti? E quando si parla di Loira? Ovviamente i celebri castelli! Eppure, nel caso del film di Xavier Legrand L'affido - Una storia di violenza i toni sono decisamente meno aulici e bucolici… Si parla di figli contesi, di violenza familiare e di minacce più o meno esplicite infatti nell'esordio del regista di Melun, che fino a oggi aveva diretto solo il cortometraggio Avant que de tout perdre (con il quale aveva ricevuto una nomination all'Oscar di categoria nel 2014), interpretato dalla stessa Léa Drucker che ritroviamo come protagonista.

È lei la Myriam che, dopo il divorzio da Antoine, cerca di ottenere l’affido esclusivo di Julien, il figlio undicenne. Il giudice assegnato al caso decide però per l’affido congiunto. Ostaggio di un padre geloso e irascibile, Julien vorrebbe proteggere la madre dalla violenza fisica e psicologia dell’ex coniuge. Ma l’ossessione di Antoine è pronta a trasformarsi in furia cieca. Accolto con entusiasmo dalla critica internazionale, premiato con il Leone d'argento per la migliore regia e il Leone del Futuro come migliore opera prima all’ultima Mostra di Venezia, L'affido è un film che – come spiega il regista – "rivela la violenza sotterranea, le paure taciute, le minacce sommesse" vissute ogni giorno da migliaia di donne, in tutto il mondo.

"Ho provato a trasmettere la tensione e il carico emozionale di quel momento filmandolo in tempo reale e ponendo lo spettatore al posto del giudice - spiega il regista, parlando del suo approccio quasi documentaristico alla storia e al contesto in cui fa muovere i personaggi, - inquadrati sullo stesso livello e rappresentati dai lori rispettivi avvocati. A chi crederà il pubblico? Cosa vedrà svelarsi davanti agli occhi? A quale argomento sarà sensibile? Lo spettatore si tuffa nell’incertezza e deve farsi un’idea. Il film poi mostra cosa succederà dopo, un dopo che il giudice non vedrà mai". Un film intimista che fotografa una umanità senza scampo e che sceglie la cornice dei dipartimenti di Saône-et-Loire e Côte-d'Or per creare l'ambiente adatto e l'atmosfera del dramma…

Nel primo, nella regione Borgogna-Franca Contea, si trovano infatti l'appartamento principale dei Besson (a Chalon-sur-Saône) e la location della festa di compleanno (nel piccolo comune di Demigny), mentre in quello che ha come capoluogo Digione sono la casa dei genitori di Antonie (a Saint-Apollinaire) e di Myriam (al numero 11 di rue des Viaux, Ruffey-lès-Beaune). "La tensione - insiste Legrand - viene creata dai rumori della vita di tutti i giorni e dalla loro risonanza: l’eco in un appartamento, le frecce di un’auto, un orologio, un allarme". Elementi pensati già in fase di sceneggiatura e che nell'agosto 2016 hanno trovato riscontro al momento delle riprese, con l'attenzione del filmmaker a "catturare i rumori di una realtà che produce ansia… in posti frequentati diverse volte per creare un senso di familiarità e di vicinanza, per dare la sensazione che stiamo entrando in una spirale terribile".

 
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