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Eivissa. Tuffo di cultura alle Baleari

Tuffo di cultura alle Baleari tutto l'anno

Le due isole Pitiuse non sono solo discoteche, feste on the beach e sole in topless. Ibiza la si incontra sulla Via del Sole degli antichi fenici, e il suo capoluogo Eivissa, è Patrimonio dell'Umanità Unesco.

Eivissa
©Ajuntament d'Eivissa/ceph.es
Difficilmente si pensa ad Ibiza come a un patrimonio archeologico e culturale da tutelare e questo perché di sicuro l’immagine più in voga che ha finito per colonizzare l’immaginario comune dei viaggiatori, specie dei più giovani, è quella dell’isola del divertimento tutta discoteche, feste sulla spiaggia e sole in topless. Ibiza è certo anche questo, ma non solo questo. I più forse non sanno che la nottambula isola delle Baleari ha più di un motivo per comparire oggi nella lista Unesco come Patrimonio dell’Umanità, facendosi forza su quattro pilastri: i prati di posidonia (la più grande pianta marina del litorale pitiuso), la città alta o Dalt Vila, la necropoli del Puig des Molins e il giacimento fenicio di sa Caleta.

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Il piccolo grande mondo di Ibiza è composto da tanti tasselli non ultimi quelli di una stratificazione culturale che ha seguito le tappe delle varie colonizzazioni subite dall’isola nel corso della sua lunga storia, iniziata nel 650 a.C. Dai fenici fondatori di Ibosim (l’attuale capoluogo  Eivissa) ai cartaginesi, dai romani ai barbari e bizantini, poi vennero gli arabi che la ribattezzarono Yebisah e, infine, l’8 agosto 1235 i catalani che la riportarono nell’orbita cristiana.

E proprio quel nucleo antico di Eivissa fondato dai fenici 2600 anni fa, oggi noto come Dalt Villa, è valso al capoluogo dell’isola l’entrata nel 1999 nella lista Unesco. All’interno di questo denso complesso fortificato si trovano le tracce di molte civiltà ed è un vero e proprio paesaggio culturale quello che si dispiega agli occhi lungo le stradine che si stringono e si incrociano, tra antiche chiese, conventi, cappelle e splendide case in stile italiano. Sempre a Eivissa si trova la Necropoli fenicio-punica di Puig des Molins, la più grande al mondo: occupa 50 mila metri di superficie ed ha circa 3000 tombe ipogeo. I fondi del Museo Monografico del Puig des Molins sono annoverati tra i più importanti  di tutto il bacino del Mediterraneo.

Iboism per i punici, Ebusuys per i romani, Yebisah per gli arabi, Eivissa in catalano e Ibiza in spagnolo. Tanti modi per chiamare la più grande delle isole Pitiuse, cioè “coperte di pini”, che fa rima con Formentera, la “sorella minore” con ben 20 chilometri di spiagge bianche lambite da acque turchesi. Che Formentera sia un altro mondo lo dicono gli stessi ibizenchi che periodicamente scelgono l’isola per rilassarsi. Anche qui bisognerebbe guardare con occhio più attento le varie testimonianza culturali, concentrate nella capitale Sant Francesc, come ad esempio la cappella di Sa Tanca Vella, alla fine di via Ibiza, la più antica chiesa dell’isola datata 1369.
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