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Travagliato e diviso, il Vicino Oriente si mostra al cinema

Arrivano in sala Sognare è vivere di Natalie Portman e Un appuntamento per la sposa di Rama Burshstein.

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Libere, disobbedienti, innamorate ci aveva parlato della condizione femminile in Palestina e Israele, e dei muri che continuano a dividere le due Nazioni, i due popoli. Ma se nella prima le condizioni sono tali da rendere quanto meno arduo esprimersi, da Tel Aviv e Gerusalemme continuano ad arrivare esempi di quanto l'arte cinematografica possa porsi come ponte e mostrare al mondo storie e personaggi, anche se non sempre in maniera obiettiva. Soprattutto in una settimana nella quale ben due film israeliani arrivano nelle nostre sale, e con percorsi diversi: Sognare è vivere di Natalie Portman e Un appuntamento per la sposa di Rama Burshtein.

Il primo segna l'esordio alla regia di una attrice amatissima da tutti per i suoi ruoli in Leon, V per vendetta o Star Wars (come principessa Padmé Amidala): un racconto di difficoltà personali alla vigilia della nascita dello Stato di Israele;  tratto dal romanzo di Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, l'odissea umana di una famiglia fuggita in Europa e poi tornata in Palestina alla vigilia di una decisione che ancora oggi fa discutere… "Una storia molto israeliana, - come la definisce la regista, - ma anche una storia di emigrazione, che parla a tutte le culture dell’idealizzazione dei luoghi in cui in ci si deve trasferire".

Un appuntamento per la sposa, invece, era stato presentato dall'ebrea ortodossa newyorkese Rama Burshtein nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia del 2016. Allora, con il titolo originale 'Through the Wall', il film racconta la storia di Michal, trentaduenne che da dodici anni ha abbracciato la fede in Dio e ora sta per sposarsi. Un mese prima del grande evento, durante i preparativi del matrimonio, il futuro sposo le confessa di non essere innamorato di lei. Michal è sconvolta, ma non vuole per nessun motivo tornare alla vita da single, piena di appuntamenti e delusioni. Anzi, vede tutto ciò un’opportunità di cambiamento e crede che sarà aiutata da Dio… ma ha solo un mese di tempo per mettere alla prova la sua fede e realizzare il suo sogno!



Ma quel "Attraverso il muro" del titolo inglese del film è un riferimento molto più reale che simbolico per le popolazioni che vivono in quelle aree. E sebbene sia un significato positivo quello di credere nella possibilità di riuscire a realizzare i propri sogni, l'augurio è che questo spinga ad abbattere davvero le barriere, di ogni segno. Anche per facilitare a tutti la scoperta delle meraviglie di quel Vicino Oriente, e della su gente, cui accennavamo parlando del film della Maysaloun Hamoud, senza osservarle - o mostrarle - solo da un punto di vista, senza ortodossie e faziosità politiche.

Che purtroppo non rendono facili neppure le stesse riprese, in alcuni casi. Come testimoniato dalla stessa Portman, che pure ha potuto approfittare degli sfondi ricchi di storia delle città di Gerusalemme e Tel Aviv o del fiume Giordano (per la scena della storia dei due monachi). O dei Kibbutz di Beit Nir e Hulda, importanti proprio perché è in una di queste comunità tipiche dell'associazionismo israeliano che lo stesso Amos Oz si trasferì dopo la costituzione dello Stato di Israele. "Il libro mi era familiare ed ero molto interessata ad approfondirne i temi - dichiarò la Portman. - Molti dei racconti mi appartengono", anche per le "tante storie sui miei nonni" ascoltate in gioventù…

Il problema - più degli otto anni di gestazione del progetto - è stato anche quello di superare la resistenza e le proteste sollevatesi a Gerusalemme - nella Nahlaot scelta per le riprese - a causa delle obiezioni dei residenti 'ultra ortodossi' preoccupati che la presenza della troupe in aree 'sensibili' dal punto di vista religioso, come riportato dal Times of Israel, forse perché "è anche una storia di emigrazione, che parla a tutte le culture", come la definisce il produttore David Mandil. Ma le parole del vicesindaco Rachel Azaria danno una chiave diversa, e mostrano la voglia di nuove possibilità: "C'è una tensione costante tra il desiderio di celebrare una diversa e interessante Gerusalemme e i tentativi degli estremisti di impedirlo. Le attrattive della città, la sua architettura unica e gli sforzi dell'industria produttiva trionferanno e la crescita cinematografica che abbiamo visto negli ultimi anni continuerà a fiorire".
 
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