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Tra i mercati del mondo dove il cibo è “slow”

Tra i mercati del mondo dove il cibo è "slow"

Il punto di partenza è Torino con il suo Salone Internazionale del Gusto, e il punto di arrivo sono i mercati di tutto il mondo, per un viaggio nelle comunità del cibo che ancora resistono alla globalizzazione enogastronomica.

Patate dolci di Pampacorral
Courtesy of ©Slow Food 2007
Il punto di partenza è Torino con il suo Salone Internazionale del Gusto e il punto di arrivo sono i mercati di tutto il mondo, per un viaggio nelle comunità del cibo che ancora resistono alla globalizzazione enogastronomica. 

L’edizione 2008 del Salone del Gusto di Torino si presenta come un vero e proprio viaggio alle radici del cibo. Ad accentuarne i toni “socially correct”, la concomitanza con Terra Madre, meeting internazionale delle comunità del cibo, che si svolge dal 23 al 27 ottobre sempre nella città del Lingotto e sempre all’insegna dell’avanguardia mondiale del cibo “buono, pulito, giusto” (celebre spot di Slow Food, tra gli immancabili promotori e realizzatori dell’evento).

Il risultato è che, oltre alle ormai consolidate isole del gusto, laboratori del cibo e banche del vino che hanno reso negli anni celebre la rassegna enogastronomia torinese, il tragitto verso la biodiversità è ben segnalato da ben 1678 comunità del cibo provenienti da 153 nazioni composte da 3587 contadini, allevatori, pescatori e produttori artigianali dell'agroalimentare, 818 cuochi, 265 docenti universitari e rappresentanti di istituti di ricerca, 869 studenti, 216 musicisti, 712 osservatori, tecnici e istituzioni. Numeri questi, che vanno incontro all’esigenza di sviluppare nuovi scenari sostenibili in tempo di globalizzazione galoppante. Ed ecco che, proprio nell’anno di Torino 2008 World Design Capital, la città si propone come capitale dell’innovazione enogastronomica affidando a un corridoio che collega Lingotto Fiere a Oval (dove si svolge Terra Madre), il senso metaforico e letterale di questa congiunzione d’intenti che gravita attorno al cibo a 360 gradi.

Il 2008, in particolare, è l’anno dei Mercati della Terra, una rete di mercati dedicati ai piccoli produttori locali che vedono protagonisti, quest’anno oltre l’Italia, Libano e Mali. Ma il viaggio continua, e conduce in affascinanti realtà dove, anche dietro agli anfratti turistici del mondo, prospera il piacere antico per i sapori della propria terra. Ed allora, ecco che i nuovi presidi del gusto Sloow Food ci portano in Uzbekistan ad assaggiare vecchie varietà di mandorle, e in Afghanistan con in bocca il sapore dell’uvetta di Herat, oppure in Etiopia con il miele del vulcano Wenchi e il miele bianco di Wukro.

Altrimenti, c’è il sapore dei datteri a ricordarci dell’Egitto, ma non in maniera approssimativa: c’è un’intera oasi egiziana, che conta 11mila abitanti, che si ciba di questo prodotto,  nutrimento fondamentale soprattutto per quella porzione di gente che ancora vive nelle tradizionali costruzioni di mattoni di fango, tra le dune del deserto. La qualità di questo prodotto non lascia dubbi, e c’è il Presidio dei datteri dell’oasi di Siwa a farne tesoro, insieme ad altre, tante e pregiate, specialità territoriali in cui il cibo parla dialetti molto stretti. Pensiamo all’olio extravergine di olivi millenari del Maestrat, nella Provincia valenciana di Castellón, ad esempio, o spostandoci a lungo raggio, il nettare di canudo e il waranà nativo del gruppo etnico semi-nomade dei Sateré-Mawé, nella foresta amazzonica.

Un ambiente incontaminato quest’ultimo, dove il turismo responsabile sta prendendo piede:  l’Icei (Istituto Cooperazione Economica Internazionale) ha realizzato un ecovillaggio sperimentale, 20 Kilos, in un’area situata lungo il fiume Andirà, affluente del Rio delle Amazzoni, e messa a disposizione delle comunità indigene. Nel villaggio è sorta una struttura ricettiva di accoglienza per i turisti costruita secondo gli stessi principi di sostenibilità, dove si ha l’occasione unica di vivere a contatto con i Sateré-Mawé, conoscere la loro cultura, partecipare alle loro attività. (Info: Icei tel. 02/25785763 – www.icei.it).

Aderire a certa cultura del cibo, insomma, può voler dire modificare alcuni confini geografici nelle nostre mappe turistiche di viaggio, inglobando nei nostri pacchetti all inclusive, anche cibi di strada, degustazioni ai mercati tradizionali, assaggi direttamente dalle mani dei produttori o, ancora meglio, dei consumatori locali.

Link utili
Slow Food: www.slowfood.it
Salone del Gusto: www.salonedelgusto.it
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