Da Che ho fatto io per meritare questo? e La legge del desiderio a Donne sull'orlo di una crisi di nervi e Legami!, fino a Il fiore del mio segreto e Volver, non è affatto una novità che Pedro Almodóvar scelga di ambientare i propri film a Madrid, come d'altronde hanno fatto altri cineasti spagnoli ormai famosi anche da noi, come Alejandro Amenábar (in Tesis e Apri gli occhi) o Alex de la Iglesia (Le streghe son tornate, Il giorno della bestia). Eppure l'arrivo del suo ultimo Julieta (uscito in patria a inizio aprile e appena presentato al Festival di Cannes) ci offre la graditissima occasione di tornare a parlare di una delle città più belle e sorprendenti del nostro 'Vecchio Continente'.
La Capitale del Regno, la 'Conventual' o come la si conosceva nei secoli passati: Villa y Corte. Spesso considerata meno interessante della più celebrata Barcellona, Madrid sa svelarsi a chi non si fermi alla superficie - delle cose, come delle città - o la giudichi solo in base alle sue architetture 'imperiali '. E il cinema di Almodóvar lo ha sempre mostrato, sin dalla fine degli anni '70, anticipando e seguendo le folli notti della 'Movida', simbolo emblematico della vita sotterranea e incessante, della creatività avanguardista della sua popolazione, dell'intreccio di anime e di storie che da sempre attraversa la città da Plaza de Castilla a Puerta de Toledo, passando per Malasaña e Lavapies.
"Madrid è fatta di molte città differenti", non a caso scrive il nostro Pedro nelle note di produzione del film. Raccontando come "Julieta cerchi una parte di Madrid dove sia figlia non abbia mai messo piede, una zona priva di fascino, brutta, lontana dal centro dove vissero insieme". In questa ricerca è molto del personaggio e della sua storia, ma stia tranquillo chi si sentisse invogliato a seguirne i passi, l'impresa di trovare qualcosa di spiacevole da quelle parti è davvero ardua. E - per quanto la troupe abbia viaggiato molto tra Toledo e Siviglia, dalla Galizia ai Pirenei - basterà seguire le scene sul grande schermo per accorgersene.
"Personaggi con un carattere drammatico" definisce le sue location il sessantaseienne regista manchego di Calzada de Calatrava, in provincia di Ciudad Real. Paesaggi che diventano testimoni della ricerca di Julieta, in una città dove si può restare soli come trovare abbracci insperati, come in molte delle moderne metropoli che conosciamo. Una città che vale sempre la pena percorrere, magari partendo da Chamberí, dove la protagonista incontra Beatriz prima di andarsene (e di cambiare idea), tra Calle del Marqués de Riscal all'angolo di Calle del Monte Esquinza. O cercando la casa nella quale la vediamo penare, in Calle Fernando VI, vicino Plaza de Colon. Il Parco Eva Duarte è poco a est, ma anche se non doveste trovarci i giovani giocatori di pallacanestro del film, sarà un buon punto dove fermarsi a pensare, come Julieta, o dal quale tornare indietro, dalla Calle Doctor Gómez Ulla verso Alonso Martínez, fino al cinema Princesa di Plaza de los Cubos che si riconosce nel film e da lì, salendo oltre Moncloa, visitare il Colegio Estudio di Aravaca, in Calle Jimena Menéndez Pidal 11, dove la giovane Julieta insegnava.