Mexico City è una realtà che si misura a colpi d’occhio. Il primo si ha nell’immensa Plaza de la Constitución, più conosciuta come Zócalo. Per dimensioni è terza soltanto alla Piazza Rossa di Mosca e a Thien An-men a Pechino. Qui si trovano – tra
mariachis danzanti e sciamani guaritori – i più significativi monumenti cittadini. Primo fra tutti, la scenografica Catedral metropolitana, la più grande chiesa dell’America Latina. Al suo lato si trova il Templo Mayor, l’antico cuore di Tenochtitlán, capitale dell’impero atzeco su cui ora sorge il centro della città. Nel lato orientale della piazza spicca superbo il Palacio Nacional dove ”vivono” gli splendidi murales dipinti da Diego Rivera tra il 1929 e il 1935.
Il secondo colpo d’occhio si ha allontanandosi dal centro alla volta delle
colonias, ovvero i quartieri della città, dove i ristoranti e i negozi pullulano di vita almeno quanto gli angoli più derelitti delle strade. Una visita merita senz’altro il Museo Nacional de Antropologia, autentico gioiello messicano, custode di un patrimonio unico al mondo, tra capolavori d’arte precolombiana e preziosi documenti sulle principali civiltà che abitarono il Messico.
Il piccolo villaggio di San Ángel è, insieme a Coyoacán, una delle zone coloniali meglio conservate della città. Proprio qui a Coyoacàn, nella periferia sud-ovest della City, trascorse gran parte della sua vita Frida Khalo, negli ultimi anni anche insieme al marito Diego Rivera, esponente di punta del muralismo messicano. La famosa casa blu di Calle Londres 247 è oggi un museo simile a una piccola fortezza, con mura blu e rosso corallo. Qui, tra abiti appesi in teche,
retablos e idoli precolombiani, è possibile vedere anche alcune copie di sue opere; gli originali si trovano nel Museo Dolores Olmedo Patiño (av. México 5843, Xochimilco, metro La Noria). Oggi la zona coloniale di Coyoacàn conserva ancora l’atmosfera bohémienne che le fu propria negli anni Cinquanta; si respira nelle piazze, nei giardini e nelle tipiche
cantinas.
La musica messicana, struggente, lamentosa eppure inspiegabilmente vitale, è una sensazione vivida e travolgente, il terzo colpo d’occhio della città, per così dire. L’estro artistico dei musicanti di strada (i
mariachis) ha il suo luogo eletto in plaza Garibaldi, il grande palcoscenico di Città del Messico dove i colori dei costumi messicani si uniscono ai suoni originari di Jalisco.
Apice di splendore e seduzione ancestrale è Teotihuacán “il luogo dove nascono gli dei”, a 50 chilometri dalla città, uno dei siti archeologici più affascinanti di tutto il Messico, dichiarato dall’UNESCO, nel 1987, Patrimonio dell’Umanità. Le piramidi del Sole e della Luna, La Ciudadela, col tempio dedicato a Quetzalcoatl (Serpente piumato) e il Palazzo di Quetzalpapalotl (Farfalla Piumata) sono gli edifici più importanti che fiancheggiano il gigantesco Viale dei Morti. In questo luogo ogni cosa sembra ispirata direttamente da Dio.