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Pif va In guerra per amore, tra Erice e New York

Una storia nella Storia, per la quale le location dello sbarco alleato son state ricostruite nel trapanese

01 Distribution
Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, è nato a Palermo. E - sorvolando sui trascorsi televisivi che lo hanno reso noto al grande pubblico - nel suo cinema questo si sente molto. Sono solo due i film da regista per lui, ma in entrambi le radici e le vicissitudini dell'isola siciliana si avvertono con forza. Non a caso la sua opera prima - La mafia uccide solo d'estate (2013) - fece il pieno di premi (David di Donatello, Nastri d'argento, Globo d'oro, Ciak d'oro e festival vari) raccontando un pagina drammatica della storia patria con un affetto e una partecipazioni rari. Gli stessi che potremmo trovare anche in questo suo nuovo In guerra per amore.

Da Palermo però stavolta ci si è spostati a Erice - dove Piazza della Loggia e gli altri punti di interesse turistico si sono trasformati in set per almeno un mese - per raccontare l'Odissea di Arturo, costretto ad arruolarsi nell'esercito americano alla vigilia dello sbarco in Sicilia per riuscire a raggiungere il padre dell'amata e chiedergli la sua mano, prima che la ragazza vada in sposa a un importante boss di New York. Un viaggio 'piccolo' che si intreccia con spostamenti dal peso storico non indifferente e con il ricorrente tema del radicamento della mafia sul nostro territorio.

Ma nessun viaggio è piccolo, sembra raccontarci Pif, per il quale la coppia di innamorati potrebbe avere persino delle connessioni con quella vista nel precedente film… "Arturo e Flora potrebbero benissimo essere i loro nonni", dice riferendosi alla omonima coppia di protagonisti odierni prima di spiegare che il paese dove la storia si ambienta "è inventato. Questo perché girare a Gela, Scoglitti o Licata, dove erano sbarcati davvero gli americani, era impossibile dal punto di vista produttivo, perché completamente cambiati". "Erice - aggiunge, riguardo alla location principale del film, - aveva tutta una serie di caratteristiche che mi piacevano. E mi piaceva l'idea di essere in un paesino dove la sera passeggi e c'è la troupe, avere la sensazione di andare in posti dove la gente ancora non è abituata al cinema e ha entusiasmo".

Nove settimane in Sicilia - più altre quattro a Roma - spostandosi dal trapanese all'agrigentino, tra Realmonte e Cattolica Eraclea (dove son stati sfruttati gli sfondi del vecchio carcere vicino alla chiesa della Mercede e il palazzo del marchese Borsellino in piazza Roma), trovando sempre una grande collaborazione da parte di tutti, popolazione e istituzioni. Come nel caso di Scala dei Turchi, dove dal proprietario privato di una scogliera utilizzata al sindaco tutti son stati concordi nel definirla "una occasione importante per promuovere gratuitamente il nostro territorio". "Una storia d'amore - l'ha definita il sindaco di Erice Tranchida, invece, fattasi - ancor più profonda nel rivedere sul grande schermo gente, case, scorci e vicoli acciottolati della nostra/mia Erice, della Chiesa Madre, di Piazza della Loggia, del Castello di Venere, dei paesaggi che all’orizzonte degradano sul mare. È un bellissimo film, una commedia intelligente che provoca tante risate, ma è una storia profondamente vera! …quella della nostra terra".


 
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