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Mektoub, my love: l'Occitania di Sète e dintorni

La prima parte del dittico del francotunisino Abdellatif Kechiche ci invita all'amore, alla vita e a scoprire una Francia che non in molti conosciamo.

Vision
Non possiamo che ringraziare Abdellatif Kechiche, oltre che per lo splendido film che ci ha regalato - secondo molti il migliore del concorso dell'ultima Mostra di Venezia (e da giovedì 24 maggio nei nostri cinema) - anche per la scelta di tornare a girarlo in zone a lui care e mai abbastanza mostrate sul grande schermo. Con il suo ultimo Mektoub, my love: canto uno, infatti, il cinquantaseienne regista franco-tunisino è tornato nella cittadina di Sète, dove era stato per il sorprendente Cous cous del 2007 e dove ha ambientato la maggior parte delle azioni dei suoi giovanissimi e bellissimi personaggi.

In primis Amin, aspirante sceneggiatore che da Parigi ritorna nella sua città natale nel Sud della Francia per passarvi l'estate, occasione ideale per ritrovare la famiglia e gli amici d'infanzia. Accompagnato da suo cugino Tony e dalla sua migliore amica Ophelie, Amin passa il suo tempo tra il ristorante di specialità tunisine dei suoi genitori, e i bar del quartiere e la spiaggia frequentata dalle ragazze in vacanza. Incantato dalle numerose figure femminili che lo circondano, Amin resta soggiogato da queste sirene estive, all'opposto del suo cugino dionisiaco che si getta nell'euforia dei corpi. Munito della sua macchina fotografica e guidato dalla luce eclatante della costa Mediterranea, Amin porta avanti la sua ricerca filosofica lanciandosi nella scrittura delle sue sceneggiature. Ma quando arriva il tempo dell'amore, solo il Destino, solo il Mektoub può decidere.



Inizialmente le riprese avrebbero dovuto svolgersi nella città di La Ciotat, poco distante da Marsiglia, anche per il desiderio del regista di approfittare della carica iconica della celebre stazione dei treni, la stessa utilizzata dai fratelli Lumiere per il famoso primo film presentato al pubblico nel 1896. Poi a pesare son state invece la contemporanea presenza dei set di L'atelier di Laurent Cantet e la disponibilità tanto delle Film Commission locali quanto delle fattorie della zona di Villeveyrac principalmente (dove son state girate le parti più bucoliche, come la nascita dell'agnellino).

Per non parlare della maggior comodità a girare negli spazi - più ampi - messi a disposizione dalla città del dipartimento dell'Hérault, nella regione dell'Occitania, oggi secondo porto del mediterraneo per importanza e traffico (soprattutto di pescherecci). Le difficoltà, semmai, hanno paradossalmente riguardato le riprese 'estive', come ci conferma il produttore Riccardo Marchegiani, vincitore della Pellicola d'Oro come Best Production Manager di un film internazionale proprio al Lido: "Abbiamo dovuto sfruttare tre diverse location per le scene ambientate in spiaggia. Quelle di Sète, della catalana Sitges, dove abbiamo potuto trovare le condizioni meteorologiche necessarie a rigirare alcune sequenze nel novembre del 2016, e di Agde, a una ventina di chilometri da Sète".

Quest'ultima ospita uno dei più grandi allevamenti di cozze del Mediterraneo, lo stagno di Thau, giusto alle spalle della lingua di terra che la unisce proprio a Sète. La laguna che di fatto vediamo nelle prime scene del film, illudendoci che sia il mare 'alle nostre spalle'. Una cittadina particolare, costruita alla base dei monti del Parco Naturale della Haut-Languedoc e attraversata dai canali che portano verso il Cap d'Agde, l'Isola dei Piaceri, una delle più grandi Oasi Naturiste d'Europa e per molti versi una sorta di Rimini francese. Un luogo simbolo per un film nato libero e che alla libertà inneggia, sullo schermo e nelle dichiarazioni offerte alla stampa dallo stesso Kechiche: "Credo che prima dell'inizio di questo secolo le persone vivessero in modo più armonioso, fino a quando i tempi sono cambiati. Oggi c'è una crepa nella società, è necessario capire la sua origine". Ne riparleremo con il suo 'Canto due' (girato anche nella nostra Sicilia)!
 
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