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L'Italia che sopravvive, Il bene mio di Sergio Rubini

Il nuovo film di Pippo Mezzapesa racconta i tanti paesi fantasma del nostro meridione, e l'importanza della memoria.

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La fascinazione per certi "paesi fantasma", "lentamente o improvvisamente spopolati per eventi traumatici" come spiega Pippo Mezzapesa, è questa l'origine di Il bene mio, sua opera seconda dopo Il Paese delle spose infelici del 2011, con il quale torna a parlare di temi a lui tanto cari e a sfruttare ambientazioni dalla  grande carica suggestiva… In questo caso quelle 'particolarissime' scovate nelle provincie di Bari e Benevento e mescolate per ricreare un luogo fantastico 'conteso' tra un irriducibile sopravvissuto e la comunità che ha abbandonato il paese, e - in qualche modo - "perso la memoria".

Elia è Sergio Rubini, l'ultimo abitante di Provvidenza, paese distrutto da un terremoto. L'unico che rifiuta di adeguarsi al resto della comunità che, trasferendosi a “Nuova Provvidenza”, ha preferito dimenticare. Per Elia, invece, il suo paese vive ancora e, grazie all’aiuto del suo vecchio amico Gesualdo, cerca di tenerne vivo il ricordo. Quando il Sindaco gli intima di abbandonare Provvidenza, Elia sembrerebbe quasi convincersi a lasciare tutto, se non cominciasse, d’un tratto, ad avvertire una strana presenza. In realtà, a nascondersi tra le macerie della scuola, dove durante il terremoto perse la vita sua moglie, è Noor. Lei è una giovane donna in fuga e sarà questo incontro, insieme al desiderio di continuare a custodire la memoria di Provvidenza, a mettere Elia di fronte a una inesorabile scelta.

"Ho cercato la location ideale, che mi potesse restituire l'idea che avevo di Provvidenza - ha raccontato il regista alla stampa, - visitando tutti i paesi disabitati da Roma in giù, per lo più disseminati sulla dorsale appenninica. Alla fine mi è apparsa Apice Vecchio, che è diventata la location principale". Un paese realmente disabitato, in conseguenza dei dei terremoti del 1962 e del 1980, che il sito del locale comune definisce "Un borgo sospeso nel tempo", prevedendo che possa diventare "la Pompei del ‘900".

Una location ideale - più ancora degli altri set utilizzati, di Gravina in Puglia (per la casa di Elia) e in minima parte Poggiorsini (per alcuni esterni), entrambi nel barese - anche perché un "paese chiuso", come sottolinea ancora Mezzapesa, che continua: "È un paese inagibile, è stato molto molto difficile girare lì. Fino all'ultimo siamo stati indecisi se affrontare questa avventura, ma grazie alla tenacia e alla follia di Cesare Fragnelli (produttore e socio fondatore e amministratore unico di Altre Storie) siamo riusciti a ottenere i permessi per girare nel luogo per me ideale". Il motivo? È presto detto… "Il silenzio e la voce di questi paesi abbandonati, certi elementi di una vita passata che questi luoghi restituiscono sono difficilmente ricostruibili": parola di Pippo.
 
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