“La varietà è l’essenza del sapore”, ricorda un antico
proverbio di Zanzibar, e non è difficile associare questo detto a tutto
l’arcipelago nella sua interezza. In effetti è proprio la varietà di tutto –
etnie, specie botaniche, aromi, suoni e lemmi – a rendere Zanzibar il
più caleidoscopico regno della biodiversità dell’Africa orientale. Situato
nell’oceano Indiano a 6 gradi a sud dall’equatore, l’arcipelago è il prodotto
di un gruppo di isole da cui si distinguono per grandezza e importanza Unguja
(comunemente nota come isola di Zanzibar) e Pemba, l“isola verde”
dei marinai arabi.
La miscela di culture che caratterizza la “terra dei Neri” –
questo l’antico nome di Zanzibar derivante dalle due parole arabe “zinj” (nero)
e “barr” (terra) – è il frutto di contaminazione etniche che vanno dall’Assiria
all’India. Oggi questo miracolo antropologico fatto di circa un milione di
persone, è una delle mete più gettonate del turismo balneare, grazie a spiagge
intatte bordate di palme che riservano sole per almeno 7 ore al giorno, come
quelle della costa di Zenj. A sud delle città di Zanzibar, si trovano le
spiagge di Fuji e Chini dove è di moda praticare sport acquatici,
mentre nella parte più settentrionale di Unguja si incontra la spiaggia di Nungwi,
dove si può nuotare in lagune di coralli. Distese di sabbia da vero paradiso
esotico sono quelle che si estendono a nord est della costa dell’Unguja:
Matemwe, Uroa, Kiwenga e Mapenzi.
L’afflusso turistico a Zanzibar non ha
tuttavia intaccato il prezioso ecosistema dell’arcipelago e questo anche grazie
allo sviluppo di progetti all’avanguardia per la conservazione dell’ambiente.
Parliamo, infatti, di risorse naturali che non hanno eguali in nessuna parte
del mondo, di specie endemiche che prosperano nell’umida foresta tropicale
grazie all’abbondante presenza di mangrovie lungo la costa, e di una miscela
rara di specie africane, indiane e malaghe. La saporita cucina locale, fatta di
contaminazioni swahili, goan, indiane, cinesi, arabe, tailandesi
e anche italiane, deriva la sua particolare abbondanza di fragranze proprio
dalla estrema ricchezza di sostanze aromatiche che prosperano sull’isola.
Dall’hibiscus
a jasmine, dai fiori di garofani alle profumate piante di cardamomo al
mango e, ancora, noci di cocco e frutti di Jack: Zanzibar ha meritato per
questo il nome di “isola delle spezie”. Isola dei sapori, dunque, e dei colori
che spiccano sulle tele dei khanga, il comune abito indossato dai locali
che è anche uno dei souvenir più ricercati. Zanzibar invita a scoprire
l’artigianato e le usanze più tradizionali camminando lungo le ventilate strade
di città che svelano anfratti come veri e propri luoghi del tesoro. Nello
scrigno dei sogni africani e delle leggende swahili si trovano scatole
contenenti bui-bui, batik, seta e cotone tessuto a mano, oppure
essenze di olio di chiodi di garofano e di sapone ylang-ylang o di crema
alla cannella. Una seduzione per gli occhi e per il palato.