Nel 2001 i ventitre distretti
amministrativi di cui Berlino si componeva sono stati drasticamente ridotti a
dodici nel tentativo di accelerare la lenta macchina burocratica. Nella
maggioranza dei casi questa operazione ha comportato un accorpamento dei
distretti già esistenti, una scelta amministrativa che non ha provocato nessun
trauma legato alle abitudini dei cittadini. Ovviamente i quartieri tra loro
risultano essere molto diversi, tanto nelle architetture quanto nei costumi che
regolano la vita degli abitanti. Si passa dalle architetture futuristiche della
rifiorita Potsdamer Plaz nel frenetico e impiegatizio distretto di Tiergarten,
fino alla romantiche cupole che vegliano le dimore della cultura e della storia
dei complessi museali ospitati nell’“isola dei musei”, passando per gli edifici
imponenti e anonimi dei distretti orientali.
Il quartiere in cui l’anima meticcia continuamente
mutante della capitale tedesca è ancora oggi maggiormente evidente, è
sicuramente Kreuzberg distretto in cui è possibile, attraverso la sua
evoluzione, ripercorrere la storia politica e sociale dell’intera città di
Berlino. Confinante con il centro della città, ossia con il distretto “Mitte”,
Kreuzberg, fu costruito alla fine del secolo scorso per poi essere in parte
distrutto durante la seconda guerra mondiale. Prima della riunificazione
dell’89 Kreuzberg era considerato il “brutto anatroccolo” dei quartieri
occidentali berlinesi. Situato al confine con Berlino Est era diventato il
rifugio delle categorie sociali più svantaggiate: emarginati, poveri, immigrati
e fautori di uno stile di vita alternativo come squatter e punk; una
popolazione estremamente variegata e fantasiosa attratta dagli affitti bassi e
dalle poche convenzioni sociali. In questo clima vivace quanto instabile le sottoculture
fiorirono dando origine a fenomeni radicali e innovativi. Si sviluppò così il
cosiddetto Kreuzberger Mischung, il miscuglio di Kreuzberg, che diede
vita ad un quartiere alternativo ricco di stimoli e fermenti culturali nuovi.
Il
quartiere, tutt’ora diviso in due parti distinte, si sta progressivamente
risanando e le sue vie si arricchiscono di nuovi influssi. La parte
occidentale, chiamata Kreuzberg 61 dal vecchio codice postale, è più
lussuosa e caratterizzata da eleganti edifici per appartamenti del XIX secolo
con facciate ricche di suggestivi elementi decorativi. La parte orientale, Kreuzberg
36, è invece ancora l’epicentro sociale e politico maggiormente
alternativo. Memoria storica della trasformazione del quartiere è il Kreuzberg
Museum allestito in una ex fabbrica e ancora in fase di sistemazione. Per
ora è accessibile il solo primo piano dove viene esposta la storia industriale
di Kreuzberg, soprattutto per quanto riguarda i settori della stampa e
dell’editoria. Adalbestrasse, dove ha sede il museo, incrocia poco più avanti Oranienstrasse,
il famigerato centro della scoppiettante vita notturna di Kreuzberg, tornato
recentemente ai modaioli antichi splendori. Molti dei suoi caffè, bar e ritrovi
conservano infatti l’atmosfera underground che rese famosa l’intera zona negli
sfrenati anni ’80.
I molti cittadini stranieri che
risiedono a Kreuzberg alimentano ancora oggi in modo notevole questa vitale
diversità. I turchi, l’etnia più numerosa, non sono più gli operai arrivati
negli anni ’60 ma i loro figli e nipoti, molti dei quali nati a Berlino, che
lavorano nel commercio o possiedono un’attività in proprio. Per cogliere
appieno l’atmosfera di questa realtà multiculturale, bisogna visitare i luoghi
simbolo di una cultura: il mercato, naturalmente. Il più famoso è il Türkenmarkt,
che si tiene il martedì e venerdì, dalle 10 alle 20, lungo la
Maybachuferstrasse (fermata Kottbusser Damm della metropolitana U8): un bazar
orientale in trasferta, frequentato assiduamente da tutta la gente del
quartiere. L’altro, il Crellemarkt (mercoledì e sabato, dalle 8 alle
13), si trova in Crellestrasse nel distretto Schöneberg, è meno famoso ma
decisamente più genuino.
C’è chi dice che alla caduta del muro tanti di
Kreuzberg abbiano pianto perché sapevano che questa alchimia particolare
sarebbe andata perduta in seguito alla riunificazione. Insomma Lou Reed e David
Bowie non abitano più qui e il numero delle case occupate è notevolmente
diminuito. Il quartiere ha conservato però la forte caratterizzazione multiculturale
di Istanbul tedesca, sia numericamente che per il diverso stile di vita
turco, decisamente più visibile di quello tedesco. I bambini stanno per strada
e giocano a pallone, la musica araba si sente nelle corti, d’estate le signore
siedono sulle sedie di fronte alla porta di casa. Si fanno, insomma, vedere e
sentire, soprattutto in confronto alla rinomata discrezione tedesca.