Non capita spesso che un regista, nel realizzare un film, probabilmente il più importante della propria carriera, si preoccupi principalmente della reazione delle persone rappresentate nel film, intese come i singoli abitanti della città nella quale la vicenda si svolge. Questo è il caso di Stronger – Io sono più forte di David Gordon Green (Joe, Lo spaventapassere), nel quale l'anima di Boston emerge potente attraverso la storia del giovane che perse le gambe nell'attentato alla Maratona del 15 aprile 2013.
Quel giorno il 27enne Jeff (Jake Gyllenhaal) era alla maratona per provare a riconquistare l’amore della sua ex-ragazza Erin (Tatiana Maslany). Era lì al traguardo ad aspettarla quando le bombe esploderono, provocandogli la perdita di entrambe le gambe. Dopo aver ripreso conoscenza in ospedale, Jeff aiutò la polizia ad identificare uno degli attentatori, ma ancora non sapeva che la sua battaglia personale era soltanto all’inizio… Lunghi mesi di riabilitazione fisica ed emotiva lo aspettavano, prima di trovare in se stesso e nell’instancabile supporto di Erin e della sua famiglia, la forza per reagire.
Un "racconto intimo e personale di un viaggio eroico, che ha messo alla prova i legami familiari, ha stimolato l’orgoglio ed il senso di appartenenza ad una comunità" - come ci viene presentato il film - per il quale è stato fondamentale "riuscire a coinvolgere tutta la città di Boston e i suoi abitanti - come aggiunge il produttore Todd Lieberman. - Per questo si è scelto di utilizzare delle vere location, ogni volta che è stato possibile. Molti dei luoghi che si vedono nel film sono quelli in cui i fatti sono realmente accaduti, tra cui il Centro di Riabilitazione Spaulding, dove Jeff ha fatto le sue terapie, e la United Prosthetics, dove sono state concepite e realizzate le sue protesi".
Alla base del film, d'altronde, c'è l'omonimo libro autobiografico scritto dallo stesso Jeff Bauman, assieme a Bret Witter, sulla sua storia vera, che lo ha reso l’incarnazione vivente della "forza di Boston". Per questo dal 4 aprile del 2016 la troupe si è 'impossessata' dei set di Chelmsford, di Southfield in South Weymouth, Braintree, Easton o del Old Raduis Specialty Hospital di 59 Townsend Street, a Roxbury (usato per gli interni). Anche se vale la pena segnalare che le riprese del film iniziarono nell'iconico campo dei Red Sox, il leggendario Fenway Park, dove a Jeff fu chiesto di lanciare la prima palla della stagione… Senza contare che i Boston Bruins permisero alla produzione di girare proprio sulla pista di ghiaccio del TD Garden (casa anche dei pluripremiati Boston Celtics), per ricreare il momento storico in cui Bauman fa un’apparizione durante una partita di hockey.
Uno dei pochi set che sono stati ricreati fu paradossalmente - quanto comprensibilmente - quello del traguardo della maratona. Anziché utilizzare riprese generiche di strade affollate, Carter decise infatti di ricostruire 40 metri di strade, marciapiedi e vetrine di negozi realizzando una ripresa dall’alto dell’esplosione. "Volevamo ricreare ciò che Jeff ha effettivamente vissuto", spiegava lo scenografo e come confermava la Maslany: "Le scene della maratona sono state molto difficili. Era troppo presto per raccontare questa storia… È ancora una ferita aperta per questa città, senza contare che mentre giravamo si correva proprio la maratona. Essere per strada e correre insieme alle comparse che erano tutte di Boston è stato davvero commovente. Non oso immaginare cosa abbiano provato, ma gli sono davvero grata per il loro impegno".
Quel giorno il 27enne Jeff (Jake Gyllenhaal) era alla maratona per provare a riconquistare l’amore della sua ex-ragazza Erin (Tatiana Maslany). Era lì al traguardo ad aspettarla quando le bombe esploderono, provocandogli la perdita di entrambe le gambe. Dopo aver ripreso conoscenza in ospedale, Jeff aiutò la polizia ad identificare uno degli attentatori, ma ancora non sapeva che la sua battaglia personale era soltanto all’inizio… Lunghi mesi di riabilitazione fisica ed emotiva lo aspettavano, prima di trovare in se stesso e nell’instancabile supporto di Erin e della sua famiglia, la forza per reagire.
Un "racconto intimo e personale di un viaggio eroico, che ha messo alla prova i legami familiari, ha stimolato l’orgoglio ed il senso di appartenenza ad una comunità" - come ci viene presentato il film - per il quale è stato fondamentale "riuscire a coinvolgere tutta la città di Boston e i suoi abitanti - come aggiunge il produttore Todd Lieberman. - Per questo si è scelto di utilizzare delle vere location, ogni volta che è stato possibile. Molti dei luoghi che si vedono nel film sono quelli in cui i fatti sono realmente accaduti, tra cui il Centro di Riabilitazione Spaulding, dove Jeff ha fatto le sue terapie, e la United Prosthetics, dove sono state concepite e realizzate le sue protesi".
Alla base del film, d'altronde, c'è l'omonimo libro autobiografico scritto dallo stesso Jeff Bauman, assieme a Bret Witter, sulla sua storia vera, che lo ha reso l’incarnazione vivente della "forza di Boston". Per questo dal 4 aprile del 2016 la troupe si è 'impossessata' dei set di Chelmsford, di Southfield in South Weymouth, Braintree, Easton o del Old Raduis Specialty Hospital di 59 Townsend Street, a Roxbury (usato per gli interni). Anche se vale la pena segnalare che le riprese del film iniziarono nell'iconico campo dei Red Sox, il leggendario Fenway Park, dove a Jeff fu chiesto di lanciare la prima palla della stagione… Senza contare che i Boston Bruins permisero alla produzione di girare proprio sulla pista di ghiaccio del TD Garden (casa anche dei pluripremiati Boston Celtics), per ricreare il momento storico in cui Bauman fa un’apparizione durante una partita di hockey.
Uno dei pochi set che sono stati ricreati fu paradossalmente - quanto comprensibilmente - quello del traguardo della maratona. Anziché utilizzare riprese generiche di strade affollate, Carter decise infatti di ricostruire 40 metri di strade, marciapiedi e vetrine di negozi realizzando una ripresa dall’alto dell’esplosione. "Volevamo ricreare ciò che Jeff ha effettivamente vissuto", spiegava lo scenografo e come confermava la Maslany: "Le scene della maratona sono state molto difficili. Era troppo presto per raccontare questa storia… È ancora una ferita aperta per questa città, senza contare che mentre giravamo si correva proprio la maratona. Essere per strada e correre insieme alle comparse che erano tutte di Boston è stato davvero commovente. Non oso immaginare cosa abbiano provato, ma gli sono davvero grata per il loro impegno".