Il suo ottavo (o "8vo", come recita la comunicazione ufficiale) film è attualmente in testa al boxoffice italiano, ma non è una sorpresa. Non quando ci si chiama Quentin Tarantino e si può contare su schiere di fan pronti a esaltarsi al solo leggere il nome del loro mito. Figuriamoci poi quando il film, come questo ultimo The Hateful Eight, vale davvero la pena di esser visto e si inserisce perfettamente tra le prove migliori nella carriera del regista statunitense di Knoxville.
Un western sui generis - più vicino al genere giallo che a quello reso celebre da John Wayne, John Ford e il nostro Django (omaggiato per altro nel precedente film dello stesso Tarantino) - nel quale vediamo confrontarsi otto strani e 'odiosi' personaggi all'interno di un ambiente chiuso, reso tutt'altro che monotono e angusto dalle capacità dell'uomo dietro la macchina da presa e dalla scelta del formato del 70mm. Uno spazio che però doveva prestarsi alle necessità della narrazione ed essere in grado di ospitare Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Tim Roth, Michael Madsen, Channing Tatum e gli altri interpreti (oltre a circa 200 persone della crew, "che correvano intorno come pazzi", come ricorda Marvin Schmid), e che proprio per il rivestire una importanza assoluta per la buona riuscita finale poteva non esser facile da trovare…
Per fortuna la produzione è riuscita ad accaparrarsi lo storico ranch della famiglia Schmid, dieci miglia a ovest di Telluride (Colorado) nella cosiddetta Wilson Mesa (le cui montagne campeggiano da sempre sulle lattine della birra Coors). Una struttura datata 1882, grosso modo proprio gli anni nei quali si suppone svolgersi l'azione raccontata. Una soluzione finale che è stata quella ideale, quindi, e per vari motivi. E per tutti, a sentire il responsabile della film commission del Colorado Donald Zuckerman, eccitato per il fatto di aver potuto ospitare di nuovo le riprese di un grande film dopo Il grinta del 1969 (con buona pace di Fast & Furious 7 girato a Monarch Pass). Il buon Quentin, dal canto suo, ha potuto fidare su un incentivo di circa 5 milioni di dollari da parte dello Stato, a fronte della promessa di assumere 168 professionisti locali e spenderne oltre 9 (per esempio per alloggiarli, come è stato fatto aproffitando delle strutture della vicina Telluride, cittadina a molti nota per il celebre Film Festival che vi si tiene ogni settembre, nel weekend del Labor Day).
Per fortuna queste sono condizioni che poco ci interessano, volendo affrontare il ranch e l'area da semplici turisti. Meglio sarà semmai conttattare direttamente gli attuali proprietari Goldie, Marvin e Sydney Schmid e concordare con loro il tipo di servizio desiderato, che sia approfittare delle loro capanne da 12 persone per godersi i 900 acri di territorio della famiglia, per approfittare della stagione di caccia nella adiacente San Juan National Forest o per organizzare il proprio matrimonio, con l'aiuto dei wedding planner e i servizi offerti dal ranch.
La pace e l'isolamento che si possono trovare da queste parti d'altronde, sono le stesse che potrebbe desiderare una coppietta di neo sposi. E che invece si sono goduti il cast e la crew del film, comunque 'costretti' a convivere a strettissimo contatto nei 49 giorni previsti dalle riprese, iniziate verso la fine del 2014 (anche prima della data fissata dell'8 dicembre) e continuate fino a gennaio inoltrato. "Credo che sia stato unico quello che abbiamo fatto per questo particolare film - ricorda il protagonista Samuel L. Jackson, a conferma di quanto detto. - Principalmente perché abbiamo provato e vissuto insieme per così tanto tempo… Una volta a Telluride, Quentin ha saputo trovare diversi modi per tenerci tutti uniti. Abbiamo stretto dei legami davvero speciali e diversi da quelli di altre volte".