Un vero e proprio museo a cielo aperto degli orrori della guerra civile. Questa è Belchite, una piccola cittadina spagnola a una trentina di chilometri da Saragozza che fu teatro, nell'agosto del 1937, di una cruenta battaglia tra fascisti e repubblicani che culminò nella sua distruzione e in un immenso massacro. I
corrispondenti di guerra raccontano che, alla fine, l'odore dei
cadaveri in decomposizione sotto il rovente sole dell'agosto spagnolo fosse insopportabile. Al punto che lo stesso Hemingway, arrivato a combattimenti conclusi da poco, non si tolse la maschera antigas per tutto il tempo in cui si fermò.
E ancora oggi si possono vedere i muri degli edifici crivellati dalle pallottole o quel che rimane della vecchia chiesa. La città fu infatti ricostruita a poca distanza, ma si decise di lasciare inalterate le rovine e le macerie causate dai violenti scontri. I resti dell'antica cittadina e le sue macerie l'hanno quindi trasformata in una città fantasma, ma anche un immenso monumento e un monito a preservare la memoria di ciò che è stato.