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Arte e natura permeano Il mio capolavoro di Gastón Duprat

Un regista esperto di pitture e architettura e le meraviglie di Argentina e Brasile sono l'arma in più del film.

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Non ce ne vogliano gli appassionati dell'Hertfordshire che domina in La favorita o delle splendide strade di Praga drammaticamente rappresentate in L'uomo dal cuore di ferro, ma le location più interessanti e intriganti della settimana sono probabilmente quelle di una zona dell'America Latina che non siamo certo abituati a vedere. Il mio capolavoro di Gastón Duprat era già stato presentato Fuori Concorso alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia, dove gli scenari naturali argentini avevano colpito gli spettatori quanto quelle 'cittadine' brasiliane e la stessa storia raccontata…

Nella quale seguiamo le difficoltà di Arturo (Guillermo Francella), gallerista d’arte dai modi ammaliatori, sofisticato e talvolta senza scrupoli, proprietario di una galleria nel centro di Buenos Aires, città che lo affascina. Con lui Renzo (Luis Brandoni), che invece è un pittore scontroso, quasi selvaggio, ormai in forte declino, che detesta il contatto umano ed è al limite dell’indigenza. Il gallerista e il pittore sono legati da un’antica amicizia, ma non hanno praticamente nulla in comune. Il fatto di avere mondi e idee diametralmente opposti genera tra i due forti tensioni e discussioni. Ma nonostante le differenze sono grandi amici.

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Una grande, contrastata e anomala amicizia che offre alla vicenda un motore unico e che assume forme diverse… Come quelle della 'Obra Maestra' che vediamo realizzarsi davanti ai nostri occhi: sulla tela (il Paisaje Norte di Germán Gargano) e sul grande schermo. Per circa otto settimane, a partire dalla fine di agosto del 2017, regista e attori si sono aggirati per l'Argentina… e non solo. Ringraziamo le conoscenze dello sceneggiatore - Andrés, fratello del regista e direttore del MNBA Museo Nacional de Bellas Artes di Avenida del Libertador - se in alcune delle sequenze del film compaiono meraviglie architettoniche come il Museo Colección de Arte Amalia Lacroze de Fortabat di Puerto Madero o l'atelier e la terrazza della Casa de Estudios para Artistas di Antonio Bonet tra Suipacha e Paraguay.



Dal centro di Buenos Aires - dove sono anche la Galleria d'Arte di Arturo e la casa di Renzo (in Calle Pedro de Mendoza 1671) - ci si è spostati anche in Brasile, a Rio de Janeiro, per la sequenza del futuristico Museo de Arte Contemporáneo di Niteori, edificio a pianta circolare dell'architetto Niemeyer affacciato sulla Bahía de Guanabara. Ma soprattutto nella provincia che ha offerto i meravigliosi paesaggi naturali dei quali stiamo parlando, quella di Jujuy, all'estremo Nord del Paese, tra Cile, Bolivia e Paraguay.

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"Avevamo bisogno di una location naturale imponente - ha ricordato lo stesso regista, - e la Secretaría de Cultura e la Jujuy Film Commisión ci hanno accompagnato a visitare alcuni luoghi. Dove abbiamo girato per sette o otto giorni, passando momenti fantastici e trovando un sostegno enorme, che arricchisce moltissimo il film". Duprat parla della già citata - nel quadro di cui dicevamo - valle della Quebrada de Humahuaca, dove sono la splendida casa Rumiyoc di Volcán, la Cuesta de Lipán e la non lontanissima Serranía de Hornocal, a 25 chilometri da Humahuaca e circa 160 da San Salvador de Jujuy.

Una "quantità di posti incredibili", per citare il regista, tra i quali vale la pena citare anche l'inimitabile Cerro de los Siete Colores e i 17 chilometri della Ruta 52, tra la altissima Abra de Potrerillos (a 4.170 sul livello del mare) e Purmamarca (2.192). "Ci è piaciuto molto girarci parte della storia, era la prima volta che venivo qui", ha dichiarato Guillermo Francella… Al quale han fatto eco sia Luis Brandoni ("mi piace la particolarità di Purmamarca, l'aria che si respira, è un incanto. È molto diverso da Buenos Aires") sia Raúl Arévalo ("è stato un sogno, triplice: poter lavorare con degli attori come Francella e Brandoni, con Gastón come regista e poter visitare questa zona, dove volevo venire da molto tempo").
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