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Sul Lago di Nemi tra fragoline e panorami da sogno

Il lago laziale sfoggia incantevoli paesaggi e custodisce preziose testimonianze della sua storia millenaria

lago di nemi lazio
©Sislavio/iStock
Lago di Nemi
Incastonato nel Parco dei Castelli Romani, il Lago di Nemi è un affascinante bacino di origine vulcanica alle porte della capitale. Non è un caso che la zona dei Colli Albani, vestigia dell'antico complesso vulcanico noto come Vulcano Laziale, sia diventato oggetto di tutela. L'intero territorio del Parco, infatti, è un susseguirsi di preziose testimonianze storiche di epoche differenti immerse in una cornice paesaggistica di elevato valore naturalistico, di cui il Lago di Nemi è uno degli esempi più interessanti. Già nell'antichità era considerato una risorsa preziosa, tanto che in epoca romana le popolazioni che dimoravano lungo le sue sponde lo dotarono di un emissario artificiale che veniva impiegato per la bonifica della aree paludose circostanti e l'irrigazione del terreno della sottostante valle di Ariccia. Gli antichi tunnel di irrigazioni sotterranei, che rappresentano un pregevole esempio di ingegneria idraulica dell'epoca, sono oggi percorribili e permettono di scoprire la storia del lago da una prospettiva davvero unica.



Il bosco che si estendeva in prossimità delle sue rive un tempo era considerato sacro ed era dedicato al culto della dea Diana, in onore della quale venne anche eretto un tempio di cui oggi non restano che poche rovine. Proprio per rendere omaggio alla divinità, l'imperatore Caligola era solito organizzare sontuosi festeggiamenti a bordo delle due navi che teneva ancorate al fondo del lago e che, una volta fatte affondare alla morte del sovrano, divennero relitti leggendari all'interno dei quali si narrava fossero nascosti immensi tesori. Nel corso dei secoli, più volte si tentò invano di recuperare i resti delle imbarcazioni che giacevano sul fondo del lago, ma soltanto agli inizi del XX secolo venne portata a termine l'impresa mediante l'utilizzo di idrovore che svuotarono l'intero bacino. Da allora, il livello delle acque non tornò più lo stesso. Purtroppo nel 1944 le due navi, custodite presso il Museo delle Navi Romane, che si affaccia sul lago, andarono distrutte in un incendio e quelle attualmente esposte sono, dunque, delle riproduzioni realizzate in scala 1:5 sulla base dei disegni effettuati dai tecnici all'epoca del recupero.



Il Museo delle Navi Romane è soltanto una delle attrazioni che rendono questo lago un luogo di grande suggestione. Chi ama passeggiare potrà intraprendere il piacevole itinerario che segue per intero le sue rive consentendo di ammirare le bellezze paesaggistiche della zona. Le sponde del lago di Nemi, infatti, meno antropizzate di quelle del vicino lago di Albano, sprigionano un fascino selvaggio che le rende una cornice perfetta per una rilassante camminata a tu per tu con la natura. Le acque che riempiono l'antico cratere sono, oggi, limpide e popolose, tanto che, oltre ad accogliere numerose specie di pesci e crostacei, risultano balneabili quasi per l'intera superficie. In prossimità delle rive, invece, si estendono fitti canneti che offrono dimora a numerose specie di uccelli acquatici.

Non lontano dal Tempio di Diana, inoltre, a due passi dalle sponde del lago, si dipana un altro interessante sentiero che si arrampica con una ripida salita sino all'abitato di Nemi. Occorre affrontare circa mezz'ora di cammino ed un dislivello di 200 metri per giungere a destinazione, ma gli splendidi paesaggi che si apriranno dinanzi agli occhi durante la salita varranno ogni singolo istante di fatica. Sono davvero ampi ed incantevoli i panorami che si susseguono lungo il percorso e regalano splendide vedute del lago e del vicino borgo di Genzano, visibile sull'altro lato della caldera vulcanica.



Ammirando queste sponde selvagge, inoltre, si potranno scorgere le innumerevoli coltivazioni di fragoline che, in questa zona, sono una vera specialità e che crescono spontanee nei boschi circostanti da millenni, da ben prima che venissero trapiantate lungo i terrazzamenti che digradano sino al lago. L'origine del frutto è avvolta nella leggenda. Si narra, infatti, che quando Marte, trasformato in cinghiale, uccise Adone, il contatto del suo sangue con le lacrime di disperazione di Venere diedero vita a queste bacche rosse a forma di goccia. Ancora oggi queste dolci prelibatezze sono protagoniste di una grande festa che, la prima domenica di giugno, coinvolge gli abitanti ed i visitatori del borgo di Nemi lungo le cui strade sfilano le “fragolare”, le ragazze del paese vestite con il costume tradizionale.

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