Sentinelle luminescenti che da sole possono rappresentare un chiaro indice naturale del benessere ambientale. Sono loro, le lucciole, esserini volanti e appartenenti alla famiglia delle Coleotteri Lampiridi, che dietro una morfologia estetica non proprio accattivante, nascondono la capacità di emettere luce propria e apparire così come piccole sorprese nel buio della notte. In Italia, esse sono presenti in molte aree naturali protette, come presso il Bosco di San Francesco ad Assisi, o la riserva naturale di Vincheto di Celarda in provincia di Belluno.
Eppure, questi animali volanti, sono allo stesso tempo il simbolo di un miracolo e la testimonianza viva di una costante fragilità. Come certifica il Corpo Forestale Italiano, che per l’estate 2015 ha avviato un’iniziativa dedicata alla conoscenza degli habitat naturali delle lucciole, esse hanno attraversato a partire dagli anni ‘60, un progressivo declino numerico in molte parti del globo. Le lucciole in Europa sono sempre meno, e l’Inghilterra porta il triste scettro di paese con minor presenza del coleottero luminescente.
Un dato, quest’ultimo, che risulta essere strettamente legato ai cambiamenti ambientali e che riporta l’attenzione della società civile e scientifica sugli aspetti legati alla biodiversità come insieme di caratteristiche necessarie ad alcune specie per nascere, crescere e vivere in condizioni di sicurezza. E allora qual è la storia affascinante della genesi delle lucciole e quali sono le minacce che interessano questo insetto protagonista di un immaginario così fortemente magico e romantico?
La risposta è antica e narra di condizioni naturali specifiche, sempre più minacciate dalla frenetica vita urbana. Le lucciole hanno infatti bisogno di climi umidi per depositare le larve future e soprattutto di ambienti non inquinati. Alcuni fattori di urbanizzazione come l’aumento delle superfici cementificate, l’utilizzo di pesticidi su scala massiccia e l’inquinamento luminoso, hanno costretto gli esemplari volanti a scomparire progressivamente e che rende necessario un intervento più deciso nella salvaguardia di tale minuscolo microcosmo dal fascino simbolico e straniante.
La risposta è antica e narra di condizioni naturali specifiche, sempre più minacciate dalla frenetica vita urbana. Le lucciole hanno infatti bisogno di climi umidi per depositare le larve future e soprattutto di ambienti non inquinati. Alcuni fattori di urbanizzazione come l’aumento delle superfici cementificate, l’utilizzo di pesticidi su scala massiccia e l’inquinamento luminoso, hanno costretto gli esemplari volanti a scomparire progressivamente e che rende necessario un intervento più deciso nella salvaguardia di tale minuscolo microcosmo dal fascino simbolico e straniante.