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Lanzo Torinese: Riserva Naturale Ponte del Diavolo

Dove il Diavolo ci ha messo lo "zampino"

Tra storia e leggenda il Parco Regionale del Ponte del Diavolo regala suggestivi scenari tra le montagne piemontesi e il fiume Stura

ponte del diavolo torino lanzo<br>
©VR Ponte del Diavolo/www.parchireali.gov.it 
Una veduta del Ponte del Diavolo
Talvolta non bisogna allontanarsi eccessivamente dalle belle città italiane per godere di autentiche bellezze della natura che permettono di riconciliarsi con il bel pianeta che ci ospita e consentono di respirare aria buona e godere di un po' di relax lontano dal trantran cittadino. Anche Torino offre questa piacevole opportunità. Basta recarsi nel vicino comune di Lanzo Torinese per lasciarsi avvolgere da un luogo dominato dalla rigogliosa natura alpestre, formazioni geologiche di elevato valore scientifico e preziose opere dell'uomo che permettono di fare un tuffo nella storia del nostro Paese. Si tratta della Riserva Naturale Ponte del Diavolo, un'area dalle numerose attrattive che conquisterà viaggiatori di ogni età e tipologia.

Nata come riserva comunale, come riportano le targhe in pietra poste ai tre diversi ingressi del parco, è oggi un Parco Regionale che si estende per circa 30 ettari abbracciando il Monte Basso e il Buriasco che con i loro fianchi scoscesi si specchiano nelle acque del fiume Stura, cuore pulsante del Parco e protagonista della storia e delle leggende che ammantano il sito più rappresentativo della riserva che è anche quello che le dà il nome e che la rende oggi così celebre. Stiamo parlando, naturalmente, del Ponte del Diavolo, un ardito esempio di architettura medievale che serviva a collegare le due sponde della Stura, caratterizzato da una sola arcata gotica sulla quale si sviluppa una struttura alta 15 metri, larga 2,27 e lunga 65.

Risale al 1378 e attorno alla sua costruzione si sono generate svariate leggende che lo rendono un luogo interessante non soltanto dal punto di vista architettonico. Si narra, infatti, che il pio S. Rocco, per convincere il Diavolo, ormai stabilitosi nelle Vali di Lanzo, a costruire in una notte un ponte che facilitasse il passaggio del fiume, promise al Maligno di concedergli in dono, come compenso, la prima anima che lo avesse attraversato. Satana accettò ma andò fuori di sé quando, il giorno dopo, si accorse che la popolazione gli aveva giocato un tiro mancino facendo transitare sul ponte, prima di ogni altro, un cane, un vitello, un maiale o persino una forma di toma, in base alle differenti leggende. Prima di abbandonare, indignato, quelle terre, il Diavolo lasciò l'impronta del proprio zoccolo su una roccia all'imbocco del ponte.

Leggende a parte, il ponte ricoprì un ruolo importante nella storia della Valle del Lanzo. Nel 1564, ad esempio, venne dotato di una porta sulla sommità voluta dal Consiglio di Credenza della Castellania per scongiurare, potendo chiudere l'accesso alle valli, il rischio del contagio di una pestilenza. Per diversi secoli il ponte costituì, infatti, un passaggio obbligato per chiunque volesse raggiungere Viù, Ceres, Chialamberto o gli altri paesi delle valli, in quanto la strada principale che proveniva da Torino percorreva la riva destra della Stura, mentre i paesi sul monte Buriasco si trovavano tutti sul lato sinistro.

Oggi il ponte si trova in un'area di grande suggestione dove il grazioso centro storico di Lanzo Torinese, con la pittoresca Cappella di San Rocco, si trova immerso in un ambiente naturale ricco di bellezze. I fianchi dei monti scavati dall'impeto della Stura regalano paesaggi di estrema spettacolarità, oltre che di elevato valore geologico, che culminano in un fenomeno incredibilmente affascinante che ha dato origine alla seconda grande attrazione del Parco: le Marmitte dei Giganti. Risalgono all'era quaternaria e sono il risultato dell'opera di erosione esercitata delle acque del lago che si trovava nella conca di Germagnano, che si incuneavano tra le rocce dei Monti Basso e Buriasco, un tempo uniti.

Oggi si presentano come delle massicce ed affascinanti formazioni di pietra scavate da grandi fessure dai profili curvi e tondeggianti che la leggenda vuole fossero le pentole utilizzate dai giganti, da cui il nome, oppure dal Diavolo stesso che se ne sarebbe servito mentre costruiva il ponte. Se ne contano 21 tutte dislocate sulla riva sinistra del fiume ad altezze diverse, su un dislivello che raggiunge i 18 metri dal livello della Stura. Le più piccole si trovano a monte del Ponte del Diavolo, dietro la Cappella di San Rocco, mentre la più grande è ancora parzialmente immersa in acqua e continua, dunque, ad essere soggetta ad un progressivo processo di erosione.

Sebbene, quindi, sia spesso ricordata per l'intreccio di storie e leggende che riguardano i suoi luoghi più significativi, in realtà l'area del parco regala siti di elevato interesse naturalistico che non si esauriscono in quelli frutto di affascinanti fenomeni geomorfologici, ma che coinvolgono anche aree in cui si sono sviluppate una flora di rupe ed una fauna estremamente interessanti che meritano di essere scoperte percorrendo suggestivi itinerari che permettono di avvistare non soltanto gli arbusti di tipo alpestre ma anche, talvolta, graziosi camosci, simpatici scoiattoli e dolcissime lepri, ma anche volpi, tassi, faine, ramarri, piccole serpi, faggiani ed aironi cinerini, indiscussi re dei cieli della zona, che faranno la gioia dei più piccoli ma conquisteranno certamente anche i più grandi.



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