Un tempo animali dimenticati, nel presente rappresentano invece il simbolo della biodiversità intrinseca ai luoghi naturali locali tutti da salvare. E non parliamo di piante o ambiente, ma di quelle specie che sostenute da un progetto recente della Regione Lombardia, tornando a essere i testimoni della biodiversità orobica. Siamo quindi nelle Alpi Orobie e i soggetti in questione hanno nomi strani e storie antiche. E queste ultime indicano la continuità con una tradizione agroalimentare davvero storica.
Come racconta l’Eco di Bergamo, la Capra orobica e la vacca Bruna alpina originale, specie celebrate già durante il mese di settembre all’interno del Festival della biodiversità orobica, rappresentano oggi un patrimonio naturale e agroalimentare tutto da salvare. La vacca Bruna alpina, è per esempio un animale adatto a tutte le situazioni estreme della montagna, che insieme alla Capra orobica, originaria della Val Gerola, che dopo aver contribuito al sostentamento e alla produzione di formaggi locali è stata a lungo tempo schiacciata dalla presenza di razze considerate più produttive, tornano a interessare allevatori e cultura locale.
Un cambio di obbiettivo realizzato grazie anche a un presidio di allevatori bergamaschi e valtellinesi. «Latte, carne e formaggi di queste due razze tipiche delle nostre valli – dicono gli associati all'Eco di Bergamo – possono oggi costituire un veicolo straordinario di promozione agroturistica del territorio e della sua biodiversità».
E dalle specie prettamente animali, viene poi riscoperto anche un ortaggio iconico del luogo: il mais di qualità Spinato di Gandino e il Rostrato di Rovetta fino all'Orobico. Un segno ancora più forte della volontà di dare spazio alle spinte naturali del territorio, promuovendo e supportando tutte quelle testimonianze vegetali e animali che nelle Alpi Orobie sono nate e cresciute come metafora della particolarità dell’ecosistema locale.