LE VIE DEI FORMAGGI DOP DI TURISMO.IT
P { margin-bProdotto sin dalle
origini della diffusione dell'attività pastorale in Sardegna, il
Fiore Sardo DOP è ancora oggi confezionato secondo una tradizione
antica di millenni ed utilizzando latte di pecore di razza autoctona.
LA TRADIZIONE Di origini antichissime, la storia di questo prodotto prende il via con
la diffusione dell'allevamento ovino in Sardegna, risalente addirittura all'epoca della civiltà nuragica a partire dal I
millennio a.C. Oggi come allora, dal latte delle pecore di razza
autoctona si ottiene questo formaggio profondamente legato
all'attività pastorale e estremamente rappresentativo della
tradizione locale. Ciò che per molto tempo ha contraddistinto la sua
produzione, oltre naturalmente all'unicità del tipo di latte, erano
gli stampi di legno di castagno, quercia o pero selvatico, utilizzati
per la messa in forma, caratterizzati da un decoro a forma di fiore
che rimaneva impresso sulla crosta. E' probabilmente proprio da
queste forme, chiamate “pischeddas”, che il Fiore Sardo deriva il
proprio nome. Nel corso del secolo scorso l'utilizzo degli stampi
tradizionali venne, però, progressivamente abbandonato lasciando il
posto a forme prima in alluminio e poi in acciaio inox, tuttora
adoperate. Le tecniche di produzione sono, invece, rimaste invariate
e consentono di ottenere un formaggio che ancora oggi mantiene
inalterate le sue caratteristiche principali che lo legano
indissolubilmente alla civiltà pastorale.
LA DENOMINAZIONE Riconosciuta nel 1996, la DOP Fiore Sardo è attribuita
esclusivamente al formaggio confezionato nelle province di Cagliari,
Nuoro, Oristano e Sassari che rispetti le fasi di produzione ed i
requisiti dettati dal rigoroso Disciplinare. Ogni singola forma deve
essere contraddistinta dal caratteristico dischetto di caseina e
dall'etichetta approvata dall'organo di controllo che riportano il
marchio a forma di pecora stilizzata ed un numero progressivo che
permette di identificare il caseificio di provenienza e ricostruire
l'intera filiera produttiva.
LE CARATTERISTICHE Prodotto con latte di pecora di razza sarda, solo raramente
integrato con latte bovino pastorizzato, il Fiore Sardo ha mantenuto
vivo ancora oggi il suo legame con l'attività degli allevatori. Una
parte consistente delle forme viene, infatti, tuttora confezionata
nelle aziende pastorali secondo i metodi più antichi. Anche il
caglio, molto spesso di agnello e più raramente di capretto, viene
sovente prodotto in casa. Una delle principali caratteristiche di
questo formaggio è la fase dell'asciugatura delle forme, seguita da
quella dell'affumicatura che avviene nell'arco di circa 15 giorni
attraverso l'esposizione ad un focolare prodotto con arbusti locali
che conferiscono note aromatiche intense ed uniche. La fase della
stagionatura,in cantine naturali o in ambienti che ne riproducano le
condizioni climatiche, può durare sino ad oltre sei mesi e non è
mai inferiore ai tre mesi e mezzo. Nel periodo di maturazione,
durante il quale il formaggio è soggetto alla formazione di muffe,
la crosta viene trattata con olio di oliva per evitarne la
proliferazione. Viene confezionato in forme cilindriche del diametro
di 12-20 centimetri con scalzo a schiena di mulo dell'altezza di
12-15 centimetri. Il peso è solitamente compreso tra gli 1,5 e i 4
chilogrammi. La crosta, dalle sfumature decise che variano dal giallo
carico al marrone scuro, è dura e compatta. Al taglio, la pasta si
presenta quasi priva di occhiature e di colore bianco o giallo
paglierino di tonalità più o meno intensa in base al grado di
maturazione. La consistenza, che varia con il protrarsi della
stagionatura, è friabile e morbida nelle forme più giovani, più
consistente e scagliabile, ma mai gessata, in quelle più
invecchiate. Il sapore, deciso e piccante, diventa più intenso nel
corso della stagionatura senza mai diventare troppo sapido. Al naso
risulta fortemente aromatico e dall'odore caratteristico e
riconoscibile. Una volta tagliato deve essere conservato in
frigorifero all'interno di una formaggiera dotata, possibilmente, di
piatto in legno, ed avvolto in carta stagnola per preservane più a
lungo la morbidezza.
LA PRODUZIONE –Ogni anno vengono prodotte, da aziende pastorali e caseifici, tra le
600 e le 800 tonnellate di Fiore Sardo delle quali circa il 95% viene
distribuito sul territorio nazionale.
IL TERRITORIO Conosciuta ed apprezzata per le acque cristalline, la bellezza delle
sue coste ed il fascino e l'eleganza delle sue località di mare, la
Sardegna offre luoghi incantevoli e piacevoli spunti di viaggio anche
nell'entroterra. Le zone montuose interne, autentici tesori di grande
valore paesaggistico e naturalistico, sono ricche di siti
archeologici di grande fascino dominati dalle vestigia dei famosi
nuraghi, le caratteristiche costruzioni della preistoria sarda. Se ne trovano molte, ad esempio, nella Barbagia. Nei pressi di Bitti è
possibile ammirare il sito di Su Romanzesu con templi e capanne
nuragiche ed un anfiteatro, ed il complesso delle cinque chiese
campestri, o Babbu Mannu, formato dai santuari di Santo Stefano,
Babbu Mannu, Santa Maria, Santa Lucia e San Giorgio. Poco lontano,
nel comune di Orune, da non perdere la suggestiva Fonte Sacra Su
Tempiesu, il più bel tempio a pozzo nuragico dell'intera isola. A
Meana Sardo, invece, il nuraghe Nolza offre un pregevole esempio di
architettura nuragica in ottimo stato di conservazione. Ma tutto il
territorio della Barbagia è ricco di attrattive. Oltre ai numerosi
siti archeologici, infatti, molti comuni offrono borghi medievali di
grande fascino immersi in scenari davvero unici.
LA CULTURA Sebbene prodotto in tutta la regione, il Fiore Sardo più autentico e
verace è quello confezionato dai pastori di montagna nelle loro
capanne dette “pinnette”. E' la Barbagia la zona migliore
dell'isola in cui gustare i formaggi tipici più gustosi. Tra le
montagne dell'entroterra, infatti, è possibile scovare numerose
località in cui l'attività agropastorale è ancora viva nella
cultura locale, come, ad esempio, Bitti, una delle più
rappresentative della zona. Considerata un importante centro
lattiero-caseario, vanta un interessante museo dedicato alla civiltà
contadina e pastorale dove entrare in contatto con la storia e le
usanze delle attività che sin dall'epoca nuragica hanno
caratterizzato la società delle popolazioni di questi territori.
IN CUCINA Ottimo gustato al naturale, si presta ad essere
servito come secondo piatto accompagnato da verdure bollite dal
sapore delicato, come le zucchine, o da insalate come quella di
soncino. Le forme più stagionate sono ideali da destinare alla
grattugia in primi piatti e ricette al forno, oppure da abbinare a
frutta secca o pere. Il tipo più giovane si sposa piacevolmente a
vini come il Cannonau di Sardegna e il Capo Ferrato. Il tipo più
maturo è molto gustoso abbinato a Cannonau di Sardegna Oliena,
Malvasia di Bosa e Mandrolisai.
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