Fino al prossimo 3 giugno nell’Andito degli Angiolini è possibile visitare la mostra Maria Lai. Il filo e l'infinito. Curata da Elena Pontiggia l'iniziativa celebra la ricerca dell'artista nata nel 1919 ad Ulassai, tra i monti dell’Ogliastra in provincia di Nuoro. Una ricerca che si è svolta per più di un settantennio, con un costante rinnovarsi del linguaggio che la porta dal realismo lirico degli anni Quaranta alle scelte informali dei tardi anni Cinquanta e dai lavori polimaterici dei primi anni Sessanta alle successive opere concettuali.
PERCHE' ANDARE
Il filo è il tema del percorso espositivo che prende le mosse dall'opera del 1967 “Oggetto-paesaggio”, un telaio disfatto, ingombro di fili spezzati e senza ordine, che occupa lo spazio come un totem. Una scultura/installazione che dialoga con l’arte concettuale, in particolare con il Nouveau Réalisme di Arman e Spoerri. Già qui il rapporto doppio col passato e con la contemporaneità è caratteristico della ricerca di Maria Lai. Dai Telai nascono le “Tele cucite”, che da un lato continuano a evocare il mondo arcaico dell’arte tessile della Sardegna, dall’altro si inseriscono in quella ricerca espressiva che lavora con la tela come ad esempio Prampolini, Burri, Scarpitta, Piero Manzoni o Bonalumi. Lai trasforma l’oggetto quotidiano, nato per essere utile o almeno decorativo, in un oggetto poetico che non serve a nulla, ma è più importante di ogni funzionalità perché insegna a pensare e a capire.
DA NON PERDERE
Presenti in mostra anche i “Libri” che spesso si compongono in fiabe visive: tra le prime, “Tenendo per mano l’ombra”, del 1987, incentrato sulla capacità di accettare il negativo che è in noi tutti. In mostra anche l'opera “Il mare ha bisogno di fichi” realizzata nel 1986 in occasione del ventesimo anniversario dell’alluvione del 4 novembre 1966 a Firenze.
Maria Lai. Il filo e l'infinito
Luogo: Palazzo Pitti, Andito degli Angiolini, Firenze
Fino al 3 giugno 2018
Info: www.uffizi.it/palazzo-pitti