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BOT, futurismo, mostra

I Futurismi del giocoliere BOT

Piacenza - Alla Fondazione di Piacenza e Vigevano una mostra rende omaggio al futurista Barbieri Oswaldo Terribile noto nel mondo dell'arte con l'acronimo di BOT

Osvaldo Barbieri<br>
CLP
BOT – Aereopaesaggio, 1931
Fino al 22 novembre lo Spazio Mostre della Fondazione di Piacenza e Vigevano ospita a Piacenza una grande retrospettiva dedicata ad Osvaldo Barbieri (1895-1958), il celebre artista che dopo aver aderito al futurismo si fece chiamare con l’acronimo di BOT. In mostra circa 400 opere provenienti da importanti raccolte pubbliche e private, oltre che dalle collezioni di diversi enti territoriali del piacentino. Il percorso espositivo curato da Elena Pontiggia racconta l’originale percorso creativo di un inesauribile sperimentatore, passato dalla pittura alla scultura, dal ready made alle avveniristiche contaminazioni con il graphic design, la fotografia, la poesia visuale.

Perché andare
La retrospettiva dà conto in modo esaustivo della ricca ed eclettica produzione di BOT, mettendo ordine all’interno di una dirompente energia creativa, declinata secondo standard e linguaggi in molti casi tanto innovativi da risultare quasi profetici. L’artista anticipa infatti soluzioni proprie del moderno graphic design, proponendo inedite connessioni tra la poesia visiva, il calligramma e vere e proprie tecniche pubblicitarie. Cruciale, nell’esperienza di BOT, l’incontro avvenuto nel 1929 con Filippo Tommaso Marinetti., poiché nel segno di una personalissima visione del credo futurista BOT esprime alcune tra le sue concezioni più innovative: dalla sferopittura alla cartopittura, arrivando alla ferroplastica, sintesi tra pittura e scultura. Ma l’artista si spinge più in là grazie alla collaborazione con Gianni Croce ad un uso della fotografia e del fotomontaggio che lo porta a soluzioni per l’epoca straordinariamente innovative. Tra i temi fondamentali analizzati nel percorso espositivo anche quello del paesaggio, filo conduttore che attraversa l’intera produzione.

Da non perdere
La mostra affronta per la prima volta in modo organico il rapporto tra BOT e l’Africa, offrendo un raro nucleo della “arte coloniale” italiana degli Anni Trenta. La protezione di Italo Balbo porta l’artista ad un soggiorno in Libia e a viaggi in Abissinia che si rivelano fondamentali per lo sviluppo della sua poetica: l’interesse nei confronti dell’objet trouvé si arricchisce di elementi desunti dall’arte locale, arrivando alla creazione di opere dai profili totemici; ma anche alla nascita di Naham Ben Abilàdi, ennesimo pseudonimo dietro cui BOT si cela per firmare dipinti e poesie che non senza ironia giocano con i cliché dell’orientalismo e dell’arte coloniale.

BOT – Barbieri Oswaldo Terribile. I futurismi di un giocoliere. Opere scelte 1924 – 1958
Fino al 22 novembre
Luogo: Fondazione di Piacenza e Vigevano – Spazio Mostre, Piacenza
Info: 0523.311111
Sito: www.lafondazione.com


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