PERCHE' SE NE PARLA A due anni esatti dalla morte dell'astrofisica Margherita Hack, che si è spenta a Trieste per problemi cardiaci. Atea convinta, è stata la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico nel nostro Paese. E ha svolto un'importante attività di divulgazione e di ricerca sugli astri, ma da non dimenticare anche il suo impegno politico. Hack era membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. E' morta nella notte tra il 28 e il 29 giugno 2013, nell'ospedale di Trieste, dove era stata ricoverata da una settimana per problemi cardiaci.
PERCHE' ANDARCI Era nata in via Centostelle, tra lo stadio e le colline di Fiesole, e aveva raccontato la sua Firenze nel libro "La mia vita in bicicletta", in cui ha parlato della sua infanzia e di luoghi come Poggio Imperiale, Bobolino, Campo di Marte e poi gli anni di Arcetri, cioè dell'osservatorio astronomico fiorentino. Dopo il diploma presso il Liceo Classico "Galileo" si iscrive all'università di Lettere: dopo la prima lezione di Giuseppe De Robertis in piazza San Marco è corsa in segreteria a chiedere come si faceva a cambiare facoltà. E a passare allo studio della fisica. Si laurea con una tesi realizzata presso l'osservatorio di Arcetri.
DA NON PERDERE Ma la sua crescita professionale è avvenuta a Trieste. E proprio ultimamente qui c'è stata la riapertura della "sua" Urania Carsica, la succursale dell'Osservatorio Astronomico di Basovizza, sul Carso triestino dedicata alla divulgazione scientifica. A due anni dalla morte della scienziata, avvenuta nel giugno 2013 il suo desiderio viene esaudito. Ma i suoi luoghi triestini sono stati essenzialmente tre: la casa di via Portello sul fronte privato, mentre su quello lavorativo l'Università di Trieste e l'Osservatorio Astronomico di Trieste.
PERCHE' NON ANDARCI Città agli antipodi quelle di Firenze e Trieste, il che fa comprendere come la personalità di Margherita fosse particolarmente complessa, belle ognuna a proprio modo: molto più artistica e culturale una, più naturale e tradizionale la seconda. Da vedere entrambe, ovviamente.
COSA NON COMPRARE Due souvenir kitsch da evitare per città: la maglietta con tanto di giglio e il grembiule con il David di Michelangelo per quella toscana, uno scarpone in ceramica e una penna anni 80 tra i negozi triestini. Da comprare se volete far male a qualcuno.