PERCHE' SE NE PARLA
Scoperti per caso due busti in pietra calcarea vicino a Beit She’an, in Israele, un tempo nota come Scythopolis. Questi risalgono alla fine del periodo romano (III-IV secolo d.C.): i due uomini qui rappresentati potrebbero essere stati sepolti proprio nelle vicinanze. "Sembra che i busti siano stati scoperti dopo le piogge torrenziali di dicembre", ha sottolineato Nir Distelfeld, ispettore dell’Unità per la Prevenzione dei Furti dell’Autorità Israeliana per le Antichità.
PERCHE' ANDARCI
Beit Shean è una delle più antiche città d'Israele. E ha avuto un ruolo importante nella storia grazie alla sua posizione geografica a metà tra la valle del fiume Giordano e la valle di Jezreel. Si parla di questa, una delle dieci città di cultura greco-romana della Decapoli, addirittura nel racconto biblico della battaglia degli Israeliti contro i Filistei sul monte Gilboa. Le antiche rovine della città sono ora protette all'interno del Parco Nazionale di Beit She'an.
DA NON PERDERE
Oggi l'attrazione principale di Beit Shean è il suo Parco Archeologico Nazionale, che comprendono anche reperti egizi. I visitatori del parco possono vedere l'antico muro che circondava la città, i bagni pubblici, un tempio romano, i negozi, le botteghe artigiane e tante altre strutture ben conservate. La via centrale Palladius corre per 24 metri ed è fiancheggiata da colonnati. Ma ci sono anche rari mosaici e un anfiteatro romano, attualmente ancora in uso.
PERCHE’ NON ANDARCI
Purtroppo questo sito non ha la fama che dovrebbe avere. Ed è un gran peccato. Sicuramente non contribuisce il fatto che raggiungerlo non è semplice. Ma ci sono dei bus che partono dalle principali città. Inoltre Beit She’an dista circa 25 chilometri dal Lago di Tiberiade. Quindi, dopo aver visitato questo sito, potrete anche raggiungere i luoghi dei miracoli di Gesù.
COSA COMPRARE
Tanti i souvenir a disposizione: belle le ceramiche armene bianche e blu, interessanti anche i souvenir in legno d’ulivo e madreperla. E poi piatti colorati, portacandele, tazze da kiddush e candelabri a sette bracci. Tanti i riferimenti alle religioni, persino portachiavi e magliette: a volte tale commercializzazione della fede fa storcere un po' il naso.