PERCHE' SE NE PARLA
Sarà questa la prima prova, concreta, dell’esistenza del profeta Isaia? E’ stato trovato a Gerusalemme un sigillo in argilla di 2.700 anni. E reca proprio la "firma" della figura biblica. In ebraico, infatti, ci sarebbe scritto “appartenente al profeta Isaia”. Gli archeologi hanno scoperto quello che rimane di questo importante documento durante gli scavi all'Ophel e nell'area di Gerusalemme Est, tra il sito archeologico della Città di Davide e il Monte del Tempio. Il nome di Isaia è ben visibile, tuttavia il danno al sigillo non rende gli archeologi sicuri che rimandi al profeta biblico o a qualcun altro con lo stesso nome.
PERCHE' ANDARCI
Capitale giudaica tra il X e il VI secolo a.C., città santa nell'Ebraismo, nel Cristianesimo e nell'Islam, Gerusalemme si trova sull'altopiano che separa la costa orientale del Mar Mediterraneo dal Mar Morto. La Città Vecchia e le sue mura, considerate Patrimonio UNESCO, abbracciano tantissimi luoghi legati alla fede e alla spiritualità. Parliamo del Monte del Tempio, della Moschea al-Aqsa, del Muro del pianto, della Basilica del Santo Sepolcro e della Cupola della Roccia. Nel corso della sua storia Gerusalemme è stata distrutta e ricostruita due volte, ma anche assediata in decine di casi.
DA NON PERDERE
Il Monte del Tempio è un luogo considerato sacro dalle tre grandi religioni monoteiste. La sua vasta piazza ospita oltre un milione di visitatori ogni anno. Attualmente si trovano due strutture: la Cupola d’Oro cioè la Cupola della Roccia, considerato uno dei simboli di Gerusalemme, e la Moschea di Al-Aqsa. Vista la difficile situazione politica e la natura del sito, le visite possono essere soggette a restrizioni da parte della polizia.
PERCHE’ NON ANDARCI
In considerazione delle tensioni in corso, la Farnesina raccomanda ai connazionali che intendono recarsi a Gerusalemme di elevare la soglia di attenzione e di tenere un comportamento prudente, evitando ogni assembramento e limitando allo stretto necessario le visite nella Città Vecchia e nei suoi dintorni.
COSA NON COMPRARE
Affascinanti le ceramiche armene bianche e blu, decorate con motivi che richiamano i luoghi sacri. Ma ancora più belli i souvenir in legno d’ulivo e madreperla. E poi portacandele, tazze da kiddush e candelabri a sette bracci. Brutti ed evitabili, invece, i portachiavi con i simboli religiosi: durano pochissimo e non hanno niente né di tradizionale né di caratteristico.