PERCHE’ SE NE PARLA Anche l’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia partecipa alla celebrazione della Giornata della Memoria con l’evento “Memorie tra passato e presente”, che si terrà oggi alle ore 18.00, nella sede dell’Istituto. Interverranno Pietro Bartolo, Antonino Candela, Oliviero Alotto, Elabieta Cajser e Michele Andreola. L'evento è organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia in collaborazione con il Museo di Auschwitz, la ASL di Palermo e l'Associazione Treno della Memoria e Terra del fuoco.
PERCHE’ ANDARCI Cracovia è una delle più antiche città del Paese: antica residenza dei re, è considerata la capitale della cultura polacca. Il centro storico della città è stato riconosciuto dall'UNESCO come uno dei 12 più preziosi complessi architettonici del mondo. Tra i tantissimi monumenti spiccano la Piazza Grande del Mercato sovrastata dallo splendido palazzo rinascimentale Sukiennice e dalla Chiesa gotica di Santa Maria, il Collegium Maius dell'Università Jagellonica, una delle più antiche d'Europa,il Castello reale sul Wawel, il Duomo, luogo di incoronazione dei re polacchi e il quartiere di Kazimierz, con le magnifiche sinagoghe rinascimentali che testimoniano i buoni rapporti intercorsi da sempre tra polacchi ed ebrei.
DA NON PERDERE La Vecchia Sinagoga di Cracovia, sita a via Szeroka 24 nel quartiere Kazimierz, è l'edificio sacrale ebraico più antico in Polonia. La sinagoga svolgeva il suo ruolo di tempio fino al 1939. Attualmente è un museo dedicato alla storia e alla cultura degli ebrei di Cracovia. Costruita su modello degli edifici analoghi a quelli dell'Europa Occidentale, si rifà alle forme degli edifici analoghi di Praga, Ratisbona o Worms.
PERCHE’ NON ANDARCI Se Auschwitz è più museo che lager, a Birkenau anche il silenzio urla di dolore. Sono quelle tappe che, per chi ama la Storia, con tutti i suoi orrori, non si possono mancare. Eppure qui si sente ancora la tremenda puzza di morte. Solo per chi ha voglia, davvero, di non dimenticare.
COSA NON COMPRARE Sono in vendita portachiavi e piatti con la storica frase "Arbeit macht frei", che in tedesco significa "Il lavoro rende liberi", che era il motto posto all'ingresso di numerosi campi di concentramento. Di pessimo gusto.