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Piemonte distretti del cioccolato

Torino, dal bicerin al gianduiotto

Tour ghiotto tra i sapori della città magica per scoprire location iconiche che testimoniano un amore che dura da più di un secolo.

Lo storico Al Bicerin di Torino in piazza della Consolata
Al Bicerin
“Torino non è un luogo che si abbandona” affermava Friedrich Nietzsche. Il suo fascino non è la sua unica peculiarità, la città della Molte Antonelliana ha una grande e dolce fama, quella che la lega al suo illustre cioccolato, il Gianduiotto in primis, facendone uno dei più importanti distretti produttivi d’Italia.

LA TRADIZIONE  La storia racconta che il cioccolato fece il suo ingresso ufficiale nel Belpaese nel 1600 grazie al commerciante Francesco d'Antonio Carletti ma la tradizione del cibo degli dei in quel di Torino ha qualcosa di speciale, è legata alla figura di Emanuele Filiberto di Savoia: era il 1560 quando, essendo uscito vincitore dalla battaglia di San Quintino avendo la meglio sui Francesi, ebbe in dono dall'Imperatore Carlo V un bene di lusso ai tempi, il cacao e, per festeggiare il trasferimento della capitale del suo ducato da Chambéry a Torino, offrì una fumante tazza di cioccolata, un abitudine cara tra i nobili francesi e spagnoli. Fu solo l’inizio di quella che divenne molto più che una passione che entro nelle case dell’aristocrazia piemontese e non solo, dando inizio a quell’inarrestabile ascesa del cioccolato declinato in ogni sua forma. Fu proprio a Torino che venne ideata una delle delizie più ghiotte della storia, il celebre Gianduiotto, famoso per il suo involucro dorato e la sua forma a barchetta rovesciata che, in pochissimo tempo, divenne l’icona della stessa città. L’idea venne nel 1852 a Michele Prochet che, per necessità, dovendo far fronte all’eccessivo costo del cacao, unendo all’impasto un prodotto locale, la nocciola delle Langhe, creò un capolavoro, i primi cioccolatini incartati. Altro attentato alla linea tutto torinese è il Bicerin, realizzato dall'omonimo bar che conserva gelosamente la tradizionale ricetta: si tratta di una miscela a base di caffè espresso, cioccolata e crema di latte nata nel 1763 e riconosciuta nel 2001 come "bevanda tradizionale piemontese"; il suo nome è legato agli alti bicchieri in cui viene versato, detti in dialetto torinese per l’appunto bicerin, in grado di conservare quel sapore unico e ammirarne le sfumature dovute dalla miscela dei sublimi ingredienti.

LE CARATTERISTICHE C’è cioccolata e cioccolata, ogni tavoletta, ogni pralina e, in generale, ogni singolo pezzo, ha qualcosa di unico da regalare al palato. Il suo nome non ha bisogno di presentazioni, il suo biglietto da visita è una garanzia di qualità e di gusto essendo una vera eccellenza della cioccolateria italiana. Il gianduiotto è uno dei gioielli più ghiotti dello stivale, ritenuto "Prodotto agroalimentare tradizionale della Regione Piemonte", una delizia rinomata nel mondo intero, un gusto semplice il suo ottenuto attraverso un accurato processo produttivo, una lunga storia di maestria e di abilità nel far diventare realtà la magia di una ricetta: miscelazione, raffinazione e concaggio a secco degli ingredienti quali pasta di cacao, pasta di nocciola e zucchero a cui va ad aggiungersi burro di cacao: a questo punto la miscela è pronta per un nuovo iter lavorativo dallo stoccaggio, al temperaggio e ancora colaggio in stampi, raffreddamento e smodellaggio e gli eleganti lingotti iniziano a prendere forma, si veste per essere pronta ad essere proposta sul mercato in tutta la sua perfezione.

IL TERRITORIO Il cioccolato è celebrato a Torino in occasione di CioccolaTò, una kermesse che, dal 2003, regala due settimane di feste, eventi, degustazioni, mostre e spettacoli rigorosamente a tema,  un’occasione ghiotta tanto per golosi quanto per addetti al mestiere che possono presentarsi, confrontarsi e mettersi in gioco ma è anche una grande vetrina per marchi industriali e artigianali, nazionali e internazionali.

INDIRIZZI A Torino è impossibile non cedere al richiamo del padrone di casa, il cioccolato, un protagonista che, senza prepotenza alcuna, con tutta la sua dolcezza si presenta a turisti, golosi e curiosi in tutte le sue forme e sapori. Innumerevoli i tour per mettersi sulle orme delle aziende più prestigiose del territorio per scoprire metodi e segreti di un prodotto di qualità unendo l’utile al dilettevole, placare la sete di conoscenza e non solo. Teoria sì ma anche pratica, quella delle degustazioni per toccare con mano e con palato un prodotto di tale fama.  Il laboratorio di cioccolato A. Giordano, nato nel 1897 in via Garibaldi, nel cuore di Torino, dal Commendator Giordano e divenuto di proprietà della famiglia Faletti nel 1970, affascina in tutto il suo splendore in stile liberty. Una volta varcato l’ingresso è possibile scoprire le eccellenze di casa, tramandate di generazione in generazione dai maitres chocolatiers che hanno saputo tenere alto l’onore delle antiche ricette del cioccolato fino ad oggi. Appuntamento con la gola anche in quel di Via Cagliari, sede storica della bottega artigianale Guido Gobino, dove curiosare nel laboratorio di produzione in quello che fu il primo negozio nella storia di casa, seguito da quello di Via Giuseppe Luigi Lagrange 1. Non è un semplice punto vendita di cioccolato ma un paradiso per i sensi dove, avvolti in un ambiente esclusivo, fare rotta nella “Sale Degustazione”: una sempre aperta al pubblico ed una, “Estrema”, disponibile solo prenotazione, dove lasciarsi trascinare da un percorso basato sulle percezioni uditive, visive, tattili oltre a quelle, ovviaente, del gusto vero e proprio. Chi ha voglia di qualcosa di originale la Torta Platti dalla ricetta segreta attende in Corso Vittorio Emanuele II 72 da Platti, storico locale che, dal 1875, sa come prendere per la gola i suoi clienti. Impossibile lasciare Torino senza fare sosta Al Bicerin, in Piazza della Consolata 5, così come fece Cavour, vale la pena mettersi comodi e lasciarsi prendere da quell’atmosfera dalla carica evocativa e deliziare la bevanda di casa, composta di caffè espresso, cioccolata e fresca crema di latte, che diede proprio il nome al locale.

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