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Pasta di Meliga Sant'Ambrogio di Torino

Susa: la valle della meliga

La Pasta di Meliga è il biscotto più celebre della Val di Susa dove diventa protagonista di una festa ad alto tasso di folklore

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©Meliga Day 2014/www.marcoscarzello.it
Paste di Meliga
Dolci, friabili e fragranti, le Paste di Meliga racchiudono in un gustoso frollino la tradizione contadina di un'estesa zona del Piemonte a cui la Val di Susa fa da affascinante baluardo, invitando i viaggiatori più golosi a partecipare al divertente Meliga Day, un evento in cui sapore e folklore vanno a braccetto presentando la valle in una veste ancor più coinvolgente ed accattivante.

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LA TRADIZIONE Risale a tempi lontani e difficilmente definibili l'origine della Meliga nel Piemonte occidentale. Quel che è certo è che il gustoso biscotto di farina di mais e di frumento venisse già prodotto in alcune zone della regione, come Barge, già dalla metà del XIX secolo e che durante il secolo successivo fosse già considerato un prodotto tradizionale, come attestato dal Diploma di Medaglia d'Oro per la produzione di questi frollini rilasciato a Domenico Vincenti durante l'”ottobrata” bargese nel 1934. L'usanza di utilizzare la farina di granoturco per preparare queste piccole prelibatezze è, probabilmente, di provenienza contadina e deriva dalla necessità, in caso di cattivo raccolto, di ovviare alla mancanza della farina di frumento, scarsa e costosissima, integrandola con un prodotto più economico e di facile reperibilità. Il mais risultò la scelta migliore e fu così che la sua farina, quella non utilizzabile per preparare la polenta, una volta macinata molto finemente, diventò l'ingrediente di uno dei dolci locali oggi più conosciuti ed apprezzati del Piemonte.

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LA DENOMINAZIONE Non è affatto un caso, dunque, che questi dolcetti così saporiti siano stati dichiarati Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Regione Piemonte. Il loro nome ne indica anche la caratteristica più distintiva, ossia l'utilizzo, nella preparazione, della farina di mais, in dialetto chiamato “melia” o “meria”. Nella zona di Barge, invece, i frollini vengono chiamati batjaie perchè era usanza servirli durante le feste di battesimo. Il termine batjè, infatti, in piemontese significa proprio battezzare.

LE CARATTERISTICHE Modellate con forma tonda o rettangolare, a bastoncino oppure quadrata, le paste di Meliga hanno una pezzatura di 10-12 grammi. L'utilizzo della farina di mais, oltre a conferire all'impasto il caratteristico colore giallo, grazie alla macinatura molto fine rende il biscotto estremamente friabile ed esalta il suo gusto ben definito in cui si individua distintamente il sapore del burro.

LA PRODUZIONE Sono ancora molti i forni e le pasticcerie che preparano e commercializzano questi biscotti, anche perchè la produzione artigianale ha mantenuto inalterato uno standard qualitativo che quella industriale non è mai stata in grado di eguagliare. A distinguere quelli di un produttore da quelli di un altro, contribuiscono la forma dei frollini e la loro confezione che può spaziare dal classico sacchetto sino alle scatole di plastica o di latta personalizzate. Trattandosi di un prodotto tradizionale di origine “umile”, la Pasta di Meliga può essere preparata anche in casa seguendo la ricetta di un tempo. Basta amalgamare il burro con lo zucchero aggiungendo anche le uova, il sale e della scorza di limone. Si setaccia, quindi, la farina con il lievito, si impasta il composto e lo si fa riposare in luogo fresco per una decina di minuti. Si modella, dunque, l'impasto con la forma desiderata e lo si inforna a calore moderato su un'apposita teglia.

LE FOTO: I TESORI DELLA VAL DI SUSA

IL TERRITORIO Particolarmente diffusi nella zona del Cuneese, in particolare nel Monregalese, vengono prodotti anche in altre parti della regione, come in alcune aree della provincia di Biella e, soprattutto, di quella di Torino. Qui, proprio all'imbocco della Val di Susa, si distinguono le Paste 'd Melia 'd Sant'Ambreus, a Sant'Ambrogio di Torino, dove la tradizione legata alla produzione del saporito frollino risulta profondamente radicata. Questa graziosa località alle porte di Torino, a soli 30 chilometri dal capoluogo piemontese, mette a disposizione un prezioso patrimonio storico, naturalistico ed artistico tutto da scoprire. Può essere, infatti, considerata un vero e proprio ponte tra un passato ricco di storia ed un presente votato all'innovazione, il cui simbolo più significativo è il Castello costruito nell'anno 1000 e poi distrutto e restaurato per divenire un luogo votato all'accoglienza turistica nella cui architettura si possono apprezzare le antiche sembianze del maniero, sapientemente integrate con elementi e materiali di tendenza contemporanea. Dalle sue splendide terrazze si può godere di un magnifico panorama della valle che invita ad esplorare i dintorni. Ma prima di perdersi tra i tesori della storia e della natura dei territori circostanti, merita certamente una visita la bella chiesa del Santo Patrono San Giovanni Vincenzo che ne custodisce le spoglie. Il borgo è, inoltre, il punto di partenza ideale per chi desidera intraprendere la visita all'Abbazia di San Michele della Chiusa, nota con il nome di Sacra di San Michele. Un luogo dal fascino mistico e dalla storia millenaria che veglia sulla valle dall'alto del Monte Pirchiriano offrendo un colpo d'occhio sorprendente che sembra abbia offerto ispirazione persino ad Umberto Eco nella stesura del suo capolavoro Il Nome della Rosa. L'abbazia può essere facilmente raggiunta da Sant'Ambrogio di Torino seguendo un'antica mulattiera che si snoda tra rocce serpentinitiche e folti boschi di frassini, riverelle, robinie e castagni, attraverso un itinerario che assume le sembianze di un pellegrinaggio, durante il quale si potranno incontrare i simpatici camosci dell'estesa colonia che popola i dintorni. Al termine della lunga passeggiata l'abbazia si offre in tutto il suo splendore allo sguardo attonito dei suoi visitatori che potranno percorrere la ripida salita lungo lo Scalone dei Morti, oltrepassare il Portale dello Zodiaco e godere della maestosità degli archi rampanti e dei contrafforti che adornano l'ingresso della chiesa in cui stile romanico e gotico si fondono, creando un unico, splendido insieme di bellezza e spiritualità.

LA CULTURA In alcune zone dell'area di produzione la Meliga è considerata una vera e propria istituzione, basti pensare che a Sant'Ambrogio di Torino si celebra già da diversi anni il Meliga Day, previsto quest'anno per il weekend tra il 26 e il 28 settembre. Durante la festa, tra musica di qualità, esibizioni di artisti di strada e divertenti numeri di giocolieri, si possono esplorare le vie del centro seguendo il percorso del gusto, conoscere le paste di meliga, la loro storia, la tradizione e la ricetta assieme a veri esperti del settore, ed assistere all'incoronazione di Miss Meliga, la reginetta di bellezza della festa.

IN CUCINA Spesso consumati per la prima colazione, questi biscotti vengono spesso sgranocchiati da soli, anche se i veri buongustai amano accompagnarli allo zabaione. Molto apprezzato, sin dall'antichità, l'abbinamento con vino passito, moscato o dolcetto, nei quali possono anche essere inzuppati, o con vini e spumanti da dessert, come Monferrato Chiaretto e Alta Langa Spumante Rosato, o ancora con dell'ottimo Barolo Chinato.

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