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Sicilia: a Leonforte l'arte di insacchettare le pesche

Nel grazioso borgo della provincia di Enna è ancora oggi diffusa una insolita usanza. La ricetta: Pasta con pesto di mandorle e pesche di Leonforte

pesche gialle frutta estate nero alto foglie
©RosetteJordaan/iStock
Pesche gialle
Nel cuore della provincia di Enna, nella terra delle mandorle e degli agrumi, c'è un luogo in cui sono le pesche a farla da padrone. Si tratta di Leonforte, un antico borgo dalla rinomata tradizione agricola dove, ancora oggi, è diffusa l'usanza di insacchettare i frutti uno ad uno per preservarli, durante la maturazione, da insetti, pioggia, vento e grandine.

LA TRADIZIONE Bisogna risalire diversi secoli addietro per collocare le origini della peschicoltura a Leonforte. Nel bel mezzo degli agrumeti crescevano spontanei prolifici alberi di pesche che gli agricoltori curavano ed allevavano. Da queste piante nascevano frutti di differente varietà che, nel corso del tempo, man mano che la loro coltivazione si trasformava in un'attività ben avviata, si incrociavano tra loro dando vita alle attuali varietà tardive che caratterizzano le colture di questa zona della Sicilia. A Leonforte, dunque, non si trovano le inflazionate varietà americane tanto di moda ai giorni nostri, ma si raccolgono ancora quei frutti dalle origini antiche che solo da queste parti hanno sviluppato le caratteristiche organolettiche che li contraddistinguono. Ma non è soltanto questo a rendere così speciali le pesche locali. Ciò che le rende davvero uniche è l'usanza, ancora profondamente radicata, di insacchettarle una ad una nella carta pergamenata quando sono ancora sull'albero, un espediente escogitato per proteggerle dalla mosca mediterranea e dagli agenti atmosferici. Così preservati i frutti giungono a maturazione sani e bellissimi. Sembra quasi una quasi una follia pensare ai contadini che, durante il mese di giugno, si aggirano nei pescheti muniti di sacchetti di carta ed avvolgono una ad una manualmente le pesche, ma il risultato che soltanto un paio di mesi dopo si può facilmente riscontrare dimostra come certe tradizioni donino prodotti unici che meritano di essere promossi e salvaguardati.

LA DENOMINAZIONE Le pesche nel sacchetto, così chiamate proprio per la particolare tecnica di coltivazione a cui vengono ancora oggi sottoposte, nascono, dunque, da differenti varietà incrociatesi nel corso dei secoli nelle colture di Leonforte. Vengono, talvolta, chiamate anche con il nome di “settembrine di Leonforte” per sottolineare il periodo del raccolto e della maturazione.

LE CARATTERISTICHE Trattandosi di una varietà tardiva che matura avvolta nella carta, la pesca di Leonforte acquisisce un colore che difficilmente va oltre il giallo intenso con lievi striature rosse. Si tratta, dunque, di frutti poco vistosi ma, di contro, sempre profumatissimi e dalla polpa gialla, soda e dolce con un gusto che ricorda lievemente quello della canditura.

LA PRODUZIONE Il pesco di Leonforte fiorisce con il mese di aprile regalando magnifici fiori rosa. Per i frutti occorre aspettare fino a giugno, epoca in cui i contadini cominciano ad avvolgerli nei sacchetti di carta quando sono ancora verdi chiudendoli con del fil di ferro molto sottile. I frutti precoci maturano con la fine di agosto, per tutti gli altri si devono attendere i mesi di settembre ed ottobre in cui si concentra il periodo del raccolto più massiccio. Le pesche particolarmente tardive possono, però, giungere a maturazione fino alle prime settimane di novembre. Il momento del raccolto è delicato quanto quello dell'insacchettamento. I frutti, colti manualmente con una leggera rotazione del polso per evitare di strappare il picciolo, vengono rimossi dal sacchetto e controllati uno ad uno per selezionare soltanto quelli perfettamente sani.

LA CULTURA La coltivazione delle pesche sta diventando sempre di più una risorsa importantissima per il piccolo borgo di Leonforte che, nella storia recente, stava perdendo quella dinamicità che lo aveva contraddistinto fino a quattro o cinque secoli fa. Questa attività sta donando nuovo vigore all'economia locale e sta portando avanti una tradizione unica e particolare. Proprio per questo la Fondazione Slow Food ha deciso di incentivare e tutelare la produzione di queste buonissime pesche mediante l'istituzione di un suo Presidio.

IN CUCINA Ottime gustate al naturale per assaporarne le piacevoli note olfattive e gustative, le pesche nel sacchetto di Leonforte sono perfette per la conservazione sotto sciroppo e per la trasformazione in ottime confetture e succhi di frutta prodotti direttamente dalle aziende agricole di Leonforte. Il loro sapore particolare ed aromatico le rende, però, adatte ad essere impiegate anche come originale ingrediente per primi e secondi piatti sfiziosi e creativi.
La ricetta: Pasta con pesto di mandorle e pesche di Leonforte. Ingredienti: Pasta di semola di grano duro, pesche di Leonforte, mandorle tostate pelate, olio extravergine di oliva, vino bianco, timo fresco, sale e pepe rosa macinato. Sbucciate le pesche e tagliatele a cubetti poi fatele rosolare in una casseruola con del vino bianco insaporendole con del sale e del pepe rosa. Pestate le mandorle sino a ridurle in granella poi mettetele nel frullatore assieme ai tre quarti delle pesche rosolate, al timo fresco e ad abbondante olio extravergine di oliva, frullate il tutto ed aggiustate di sale e pepe, se necessario. Fate bollire l'acqua per la pasta, salatela e cuocete il formato di pasta che preferite (meglio se corto), quando scolate conservate un mestolo di acqua di cottura nel caso il pesto risultasse troppo asciutto. Condite con il pesto di pesche e mandorle e servite in tavola guarnendo con i cubetti di pesca rimasti e con una spolverata di pepe rosa.

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IL TERRITORIO Adagiata sul versante di una collina a soli 22 chilometri da Enna, Leonforte sorge al centro del sistema montuoso degli Erei ad un'altitudine compresa tra i 600 metri del nucleo storico e i 700 metri dei quartieri più recenti. Secondo alcuni storici il borgo venne edificato nel luogo in cui un tempo sorgeva l'antica città sicula di Tabas o Tavaca e, nel corso dei secoli, durante il dominio dei Bizantini prima e degli Arabi poi, si dotò di un castello, chiamato Tavi, nei pressi del quale nacque un casale, e di ingegnosi sistemi di irrigazione e mulini che sfruttavano le acque abbondanti della zona, rendendo la località un rinomato centro agricolo sin dall'antichità. Oggi, a chi la visita, Leonforte regala scorci suggestivi dominati dai ruderi dell'antico castello. Da non perdere una visita delle numerose chiese, una passeggiata in piazza 4 Novembre, ed una fotografia della bellissima Granfonte (o Fontana dei 24 Cannoli), così come un'interessante escursione nei dintorni alla scoperta di antiche ville, come Villa Gussio, interessanti testimonianze di archeologia industriale, come la Filanda, la Miniera di Zolfo di Faccialavata, i mulini ad acqua e i manufatti della vecchia linea ferroviaria Dittaino-Nicosia, oltre che numerosi reperti di epoca preistorica, tra cui le escavazioni nella roccia sul Monte Cernigliere, a Mongiafara, e a Valle dei Ladroni.

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