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La travagliata storia del Palazzaccio a Roma

Alla scoperta del Palazzo di Giustizia nel cuore della Capitale

Palazzaccio Roma
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Palazzaccio - Palazzo di Giustiza Roma
Può un edificio essere talmente poco amato da guadagnarsi un soprannome dispregiativo più famoso di quello ufficiale? Sì, se si trova a Roma, città nella quale la ‘lingua’, il romanesco, è una delle più ricche in Italia in quanto a frasi idiomatiche e modi di dire, spesso geniali nella loro costruzione. Succede dunque che se i romani non apprezzano un palazzo, se lo trovano brutto, sproporzionato, malfatto e pure ‘antipatico’ e cominciano a chiamarlo con un nomignolo dispregiativo, quell’edificio si troverà ad essere indicato così per l’eternità. È quello che è accaduto al Palazzo di Giustizia: da decenni, per tutti, è semplicemente il Palazzaccio. Ed è un edificio la cui storia è decisamente travagliata, nato sotto una cattiva stella e mai veramente riscattatosi.

Perché ‘Palazzaccio’?

Perché è brutto, dicevano i romani di una volta, e lo confermano quelli di oggi. Celebre la definizione del critico e storico dell’arte Lionello Venturi: “una massa di travertino in preda al tetano”. Perché è enorme, mastodontico (170 per 155 metri), iper-decorato, ma non si è stati capaci di farlo reggere: i problemi strutturali lo accompagnano sin dalla posa della prima pietra, avvenuta nel 1889. E poi perché la sua costruzione è stata oggetto di un’inchiesta parlamentare, tanto apparivano evidenti i sospetti di corruzione che la riguardavano. Insomma, questo edificio ha fatto storcere il naso a tutti, dai cittadini comuni agli addetti ai lavori, per decenni. Oggi forse non sono più così discusse le sue peculiarità, ma nessuno ha smesso di chiamarlo Palazzaccio da allora.

Il suo architetto, che certo non ha goduto della fama sperata quando ha accettato l’incarico, fu Guglielmo Calderini, che narrazione popolare vuole essersi suicidato proprio per il peso dell’umiliazione pubblica subita (in verità la cronaca dell’epoca non lo riporta, ma questo dettaglio aumenta l’aura di ‘sfortuna’ che avvolge l’edificio). Fu una delle più grandi opere della Roma capitale del Regno d’Italia, e doveva avere un grande valore simbolico, tanto che la prima pietra fu posata alla presenza del re e della regina, Umberto e Margherita, nel giorno del compleanno del sovrano, il 14 marzo. La sua funzione doveva essere quella di accorpare i maggiori organi giudiziari, e difatti ancora oggi è la sede della Corte di Cassazione e del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.

Quadriga in bronzo in cima al Palazzaccio

L’area prescelta per l’erezione del Palazzaccio si trova sul lato sinistro del Tevere, nel quartiere Prati - che all’epoca stava sorgendo, ma il terreno era di carattere alluvionale, elemento che già dalla gettata delle fondamenta richiese ingenti lavori di sostegno. Che non furono sufficienti: costruito in 22 anni, diede segni di cedimento già in corso d’opera, tanto che il terzo piano che era previsto non fu mai costruito. Il progetto ‘monco’ si rivelò comunque troppo pesante per il terreno cedevole dell’area: subito dopo l’inaugurazione iniziarono i problemi, che rivelarono una struttura inadeguata e persino pericolosa. Le critiche piovvero, naturalmente. Negli anni Sessanta l’edificio divenne tanto instabile da essere parzialmente abbandonato, e si istituì una commissione per decidere il da farsi. Gli specialisti chiamati a pronunciarsi sulle sorti del Palazzaccio ne decretarono l’abbattimento, ma i costi per una tale opera sarebbero stati così ingenti che si decise per il restauro. Negli anni Settanta fu rimesso 'in sicurezza'.

Nei dintorni

Insomma, quello che doveva essere un ‘tempio della Giustizia’ divenne piuttosto una spina nel fianco di regnanti, governatori, politici, urbanisti, architetti di diverse generazioni. Il suo stile ‘umbertino’, ispirato all’architettura rinascimentale e all’arte barocca, il rivestimento in travertino, il manierismo delle fitte decorazioni, non sono mai riusciti a distogliere l’attenzione dai numerosi problemi che il Palazzaccio porta con sé.

Skyline da Ponte Umberto

Come accennato, il Palazzo di Giustizia si trova nel rione Prati, alle spalle di Piazza Cavour e di fronte al fiume Tevere. Prati non è un quartiere dalla particolare vocazione turistica, ma i suoi begli edifici risorgimentali e della prima metà del ‘900 lo rendono una piacevole meta per una passeggiata se già si conoscono le tappe ‘classiche’ della capitale. Molte le vie dello shopping, anche di lusso, e numerosi i ristoranti, i bar, i caffè. Inoltre, si trova a due passi dal centro, da Castel Sant’Angelo, dal Vaticano, e di fronte al ponte che attraversa il fiume proprio dinanzi al Palazzaccio, Ponte Umberto I, si gode di uno degli skyline più iconici del mondo, che turisti e fotoamatori immortalano a qualsiasi ora del giorno, ma in particolare quando il sole tramonta dietro la cupola di San Pietro.

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