Melfi oggi è una città moderna pronta ad essere un punto di riferimento per la Basilicata, ma al suo interno conserva un cuore antico e suggestivo che attrae il viaggiatore più curioso, pronto a scoprire gli antichi palazzi, le vie ed i vicoli del centro storico, le porte della città fortificata, le tante chiese con la maestosa Cattedrale e, soprattutto, il simbolo cittadino, il possente Castello che impera nella sua posizione dominante. Sorge infatti su una collina di origine vulcanica e si presenta ancora con la cinta muraria che stringeva tutto il borgo dell’epoca, in una difesa compatta ed invalicabile.
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Fatto costruire da Guglielmo d’Altavilla nell’XI secolo sui ruderi di una precedente fortificazione, è senza alcun dubbio il più noto della regione. Venne risistemato ed ampliato da Federico II e dal Cinquecento divenne dimora della famiglia Doria oltre ad essere sede di vari Concilii. Costituito originariamente da una parte centrale circondata da una cinta muraria, è a pianta poligonale e conta ben otto torri, di cui tre a pianta poligonale e cinque a pianta quadrata. La torre ovest, detta "baluardo del lione", presenta una sporgenza a forma di nido che, secondo la leggenda, sarebbe il nido dell’aquila imperiale di Federico II. Gli ingressi alla costruzione, ancora visibili, sono quattro, tre dei quali costruiti in epoca angioina. Il primo ingresso è rivolto verso le campagne e cioè verso nord; il secondo, oggi murato, è diretto verso sud e permetteva l'accesso al paese e nel fossato del castello stesso; il terzo accesso era utilizzato come un accesso di servizio per le guardie cittadine che vigilavano gli spalti correnti sulle mura, anch'esso ora murato, mentre il quarto, il più riconoscibile, è quello che ai giorni nostri permette l'entrata al maniero.
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Proprio sul quarto accesso si legge una lapide dedicata ai prìncipi coniugi Zenobia e Andrea I Doria, in riferimento a Zenobia del Carretto che sposò, nel 1558, Giovanni Andrea I Doria, figlio di Giannettino: leggenda vuol e che il portone dell'accesso dove risiede questa lapide sia stato costruito nella prima loro visita alla cittadina di Melfi in segno di amicizia e pace con il paese che con i precedenti fedautari aveva vissuto anni di oppressioni. Nel Castello oggi ha sede il Museo Nazionale del Melfese nel quale si possono ammirare reperti archeologici d’inestimabile valore raccolti in varie tombe ritrovate nei pressi del territorio del Vulture-Melfese.
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Fatto costruire da Guglielmo d’Altavilla nell’XI secolo sui ruderi di una precedente fortificazione, è senza alcun dubbio il più noto della regione. Venne risistemato ed ampliato da Federico II e dal Cinquecento divenne dimora della famiglia Doria oltre ad essere sede di vari Concilii. Costituito originariamente da una parte centrale circondata da una cinta muraria, è a pianta poligonale e conta ben otto torri, di cui tre a pianta poligonale e cinque a pianta quadrata. La torre ovest, detta "baluardo del lione", presenta una sporgenza a forma di nido che, secondo la leggenda, sarebbe il nido dell’aquila imperiale di Federico II. Gli ingressi alla costruzione, ancora visibili, sono quattro, tre dei quali costruiti in epoca angioina. Il primo ingresso è rivolto verso le campagne e cioè verso nord; il secondo, oggi murato, è diretto verso sud e permetteva l'accesso al paese e nel fossato del castello stesso; il terzo accesso era utilizzato come un accesso di servizio per le guardie cittadine che vigilavano gli spalti correnti sulle mura, anch'esso ora murato, mentre il quarto, il più riconoscibile, è quello che ai giorni nostri permette l'entrata al maniero.
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