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Francia location film Ritorno in Borgogna Meursault Digione

Una scoperta continua il Ritorno in Borgogna di Klapisch

Il regista francese di L'appartamento spagnolo torna alle origini e ci ubriaca di passione.

Officine UBU
"Volevo fare un film sul vino già nel 2010" confessa Cedric Klapisch, regista noto in Italia per l'esordio di Ognuno cerca il suo gatto ma soprattutto per L'appartamento spagnolo del 2002. Per una serie di combinazioni poi, negli anni successivi, è riuscito ad entrare i contatto con dei viticoltori francesi della verdissima regione al centro della Francia - del suo ultimo Ritorno in Borgogna - che fa capo a Digione e che si è rivelata fondamentale nella sua vita, privata e professionale. "Sono cosciente del fatto che sia stato mio padre a trasmettermi la cultura del vino e questo interesse per la Borgogna" ammette, aggiungendo: "La scelta della Borgogna mi è sembrata ovvia". Di fatto, sempre per usare le sue stesse parole, "nel film seguiamo la produzione del vino nel corso di un anno. In parallelo seguiamo più di dieci anni nella vita di una famiglia di viticoltori".

Quella di Jean, che dieci anni prima aveva lasciato la famiglia, proprietaria di un grande vigneto a Meursault in Borgogna, per girare il mondo. A causa della malattia terminale del padre, decide di lasciare temporaneamente l’Australia, dove viveva con la moglie e il figlio, per tornare a casa e riunirsi con la sorella Juliette e il fratello Jérémie. Ma la morte del padre poco prima dell’inizio della vendemmia ricopre i fratelli di nuove responsabilità, tra le quali la ricerca di una grossa somma di denaro con la quale pagare le tasse di successione. Così i tre giovani adulti riscoprono e reinventano i legami familiari, uniti dalla passione per il vino, al ritmo del susseguirsi delle stagioni…

E anche per seguire quel ritmo la lavorazione è durata tanto, concentrandosi tra il settembre 2015 e la primavera inoltrata del 2016 nella zona della Côte-d'Or e tra le località di Meursault, Chassagne-Montrachet, Puligny-Montrachet e Beaune. "Nel Bordelais, le superfici sono molto più grandi e nella maggioranza dei casi i terreni sono industrializzati al punto di essere gestiti da grandi gruppi finanziari - spiega Klapisch, tornando sulla scelta della zon vinicola. - Le problematiche del film sarebbero state completamente differenti. In un certo senso, la scelta di un’altra regione viticola francese (Alsazia, Linguadoca, Cote-du-Rhone, Beaujolais, etc…) avrebbe sviluppato tematiche ben diverse". E non solo, stando alla conclusione tratta dall'esperienza: "Mi hanno detto che il posto dove abbiamo girato abbia il migliore vino bianco del mondo, e penso che abbiano ragione".

Di certo, come dichiara ancora il regista: "È stato molto strano girare tra le vigne", come anche approfittare di una serata di bagordi per sapere come dirigere gli attori nella scena in cui si ubriacano… "All’arrivo in Borgogna, - ricorda Ana Girardot, - siamo stati invitati a pranzo e a una degustazione di sette bicchieri di vini differenti (otto, secondo Cédric Klapisch) e così, per necessità, siamo andati al cuore della faccenda. Senza contare le visite alle cantine alle otto della mattina, dove facevamo le degustazioni, e poi le degustazioni del mezzogiorno, e poi quelle della sera! E, come a Vermillard nel film, non abbiamo sputato!". Non sorprende, dunque, che l'atmosfera sul set fosse "estremamente felice", come racconta Francois Civil, che chiosa: "Ho passato un anno accanto a un gruppo di persone incredibilmente talentuose, di grande umanità. La Borgogna e i suoi abitanti sono stati molto ospitali". Regalandogli una esperienza unica e tanti ricordi indelebili, uno su tutti: quello, "dopo l’ultima inquadratura durante la prima estate di riprese, a fine giornata" del sole mentre "accarezzava le viti delle colline di Meursault".
 
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