La resurrezione è storicamente e culturalmente un percorso complicato, incredibile per sua natura, di certo che necessità una totale immersione, fideistica, ma anche - traslando - fisica e umana. Tanti film ci hanno raccontato il ritorno di Gesù a tre giorni dalla crocifissione, ma pochi hanno cercato di raccontare l'impatto di questo evento sul contesto sociale nel quale si suppone sia avvenuto. Soprattutto ampliando lo sguardo, a includere la cornice nel quale si inserisce e i suoi altri personaggi, come fa Risorto di Kevin Reynolds approfittando delle location scarne e affascinanti di Malta e Spagna.
Protagonista è Joseph Fiennes, il tribuno militare Clavio incaricato di indagare sugli avvenimenti successivi alla condanna a morte di Yeshua (il nome ebraico di Gesù usato nel film) e protagonista di un doloroso inseguimento, non solo fisico, attraverso i territori aspri, ma affascinanti dell'antica Galilea. Ovviamente 'ricostruiti'. Di nuovo sfruttando delle location mediterranee che abbiamo imparato ad amare e riconoscere. Ma, per quanto i set maltesi dell'Isola Manoel (a Gezira, nel porto di Marsamxett a nord-ovest de La Valletta) e del Forte Ricasoli siano apparsi anch'essi in produzioni importanti (Gladiator, World War Z e Troy hanno girato da queste parti), a creare la giusta atmosfera ha contribuito soprattutto la scenografia naturale dell'Andalusia spagnola.
Reynolds aveva già utilizzato la zona del Deserto di Tabernas per il suo Montecristo del 2002, ma stavolta la lavorazione è stata particolarmente faticosa, anche per la scelta di non utilizzare effetti speciali e approfittare della forza visiva di questi luoghi… "Non abbiamo usato molto CGI perché volevamo dare la sensazione che questi eventi fossero realmente accaduti”, ha dichiarato il produttore Mickey Liddell, che ha ricordato: "Faceva caldo. Non c'era pettinatura o trucco che tenesse… Cliff Curtis durante le riprese è stato realmente appeso sulla croce, per giorni e giorni e giorni. Poi siamo andati nelle catacombe utilizzate effettivamente nel corso di quel periodo". L'obiettivo, una immersione totale che permettesse agli spettatori di vivere lo stesso travaglio del protagonista.
Che è stato raggiunto dai familiari sul set, e che forse anche per questo ha conservato un ricordo magico dell'esperienza, della quale ha parlato così: "Molte delle scene finali hanno a che fare con gli elementi naturali, il cielo, l'acqua. Kevin le ha riprese splendidamente e ha catturato la presenza divina della natura". Una natura che da queste parti si mescola con strutture antiche, come l’Alcazaba, una fortezza dell’XI° secolo di Malaga (utilizzata come parte del quartier generale di Pilato) o come il Mare di Galilea che vediamo riprodotto nelle sequenze finali… Ma non solo, visto che si è spaziato dall'area protetta del Parco naturale Cabo de Gata-Nijar alla colonna di marmo di Plaza de la Constitucion (o 'Vieja') di Almeria, che ricorda i liberali 'Coloraos' assassinati nel 1824, fino alla Muralla di Jairán.
"È stato bello girare nello stesso luogo in cui David Lean, Sergio Leone e tanti altri registi hanno realizzato i loro film. I paesaggi sono molto persuasivi e teatrali. Il terzo atto è dove siamo realmente entrati in contatto con la natura", ha sottolineato lo stesso Reynolds, ricordando alcuni dei tanti grandi registi - e grandi film - che sono passati da queste parti, dal Kubrick di 2001: Odissea nello spazio e il Come ho vinto la guerra di Richard Lester e John Lennon (ricordato dal recente La vita è facile ad occhi chiusi), ai 'citati' Lawrence d'Arabia o Il buono, il brutto, il cattivo, fino ai più recenti Exodus di Ridley Scott e alcune scene della popolare serie tv di Il trono di spade.