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Nel cuore dell'Italia, l'appassionante storia del Primo Re

Per scoprire le origini di Roma e la leggenda di Romolo e Remo si è girato tra Manziana, Nettuno, Orvieto e Viterbo.

01 Distribution
Un progetto ambizioso ed estremamente complesso, e una scommessa difficile, così gli stessi autori definiscono Il primo re di Matteo Rovere, il film che racconta la leggenda di Romolo e Remo come nessuno ha mai fatto. Per il coraggio mostrato nell'investimento economico (di circa nove milioni di euro) e per le scelte tecniche (su tutte quelle relative alle riprese, realizzate sfruttando la luce naturale e con un uso limitato dei VFX). Senza trascurare la miracolosa trasformazione di location tanto comuni - e battute costantemente da centinaia di appassionati di trekking e birdwatching - nella cornice perfetta per il racconto epico di un momento tanto fondante per la storia del nostro Paese e del mondo.

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"Due fratelli, soli, nell’uno la forza dell’altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda": questa la scarna presentazione ufficiale del film, altrettanto essenziale, e insieme potente e seminale. A suo modo una promessa, e una premessa, che nulla anticipano di uno spettacolo che non abbisogna di troppe parole e che vive soprattutto delle eccezionali immagini create dal regista romano, all'ennesima conferma dopo il Veloce come il vento del 2016.

"Le immagini sono figlie di un’impostazione estetica e scenografica coerente con il periodo raccontato - spiega Rovere: - abbiamo lavorato con archeologi e storici, che insieme ai linguisti e ai semiologi hanno supportato il progetto con l’obiettivo comune di creare una narrazione moderna, composta però da elementi storicamente attendibili". In questo senso sono andate probabilmente anche le scelte di location tanto vicine al cuore dell'Italia e della sua Capitale, visto che la maggior parte delle riprese si sono svolte nei dintorni di Roma e dei comuni di Nettuno, Orvieto, Viterbo e Manziana.



"Tutto sul set ci ha aiutato a entrare in un mondo immaginario" aveva sottolineato Alessio Lapice, che interpreta Romolo. Mentre il gemello Remo, al secolo Alessandro Borghi, preferiva ricordare il momento della prima spettacolare scena, dell'esondazione del Tevere, che ha impegnato oltre due settimane di riprese tra location e studio, con la costruzione di un bacino d’acqua lungo quarantacinque metri, contenente circa mezzo milione di litri e dotato di una piattaforma basculante alta venti metri… Uno spazio contenuto e controllato, ma - come dice Borghi - "per quanto bonificato, pieno di arbusti, rami, chiodi", sul quale han dovuto correre forsennatamente per circa 400 metri. "Succederà qualcosa, entreranno in campo le assicurazioni e il film non uscirà più" era stato il pensiero dell'interprete di Sulla mia pelle, il più sorpreso poi di esser riuscito a farcela senza problemi… Anche se poi, ammette: "quando ho fatto il lancio sul cervo, un giorno son caduto di faccia".

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"Un film girato completamente in esterni, a parte una scena - come ricorda Rovere, - nel quale il tempo ci assistito". Nel senso che ha piovuto in continuazione, senza costringere gli scenografi e gli addetti specifici a creare la pioggia che sarebbe servita alla vicenda. Nella quale il 'fango' ha svolto un ruolo fondamentale, come si è visto sui set di Manziana nell'ottobre del 2017. Lì sono state ambientate alcune delle drammatiche sequenze dei due fratelli alle prese con i crudeli abitanti di Alba e la loro vestale. Oppure in quel del Bosco di Foglino, a sud di Nettuno, nei pressi del confine con la provincia di Latina: un altro campo, altro fango, altri soldati, il dramma continua…

Intanto, il passaggio della Groenlandia Film ha fatto sì che l'Università Agraria di Nettuno abbia potuto realizzare delle iniziative volte a rilanciare un patrimonio naturale dei cittadini di Nettuno e di quanti volessero scoprire le innumerevoli specie di fiori, piante e il paesaggio che si può ammirare all’interno del bosco, come ci ricorda inliberauscita.it, che riporta il messaggio del Presidente Giampiero Gabrieli, secondo il quale "la scelta delle location, Vallone Cupo e Fosso delle Trenta Rubbie, permetteranno di far conoscere al grande pubblico il fascino del bosco, patrimonio del nostro territorio" (scelto negli ultimi tempi da Susanna Nicchiarelli per Nico, 1988, da Valerio Mastandrea (per il suo esordio da regista, Ride) e dal documentario Shingle di Pierfrancesco Fiorenza.



E seppure sia ampia anche la presenza di Canale Monterano (che ha sostituito il vecchio borgo, oggi città fantasma) - tanto da suscitare il vanto dell'amministrazione comunale per essere stata scelta - il momento che resterà indimenticabile per il nostro 'Romolo' Lapice sarà sempre quello vissuto sulle rive del Tevere: "un momento cruciale per il film, ma anche per me e per il mio personaggio. Il momento più importante di tutta la sua storia, e il più difficile".
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