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Coney Island, inimitabile perla del film Brooklyn

La storia di Nick Hornby si svolge tra l'Irlanda e i set del Canada, ma è quando torna 'a casa' che ci scalda il cuore

20th Century Fox
Chi non è mai stato a New York potrebbe pensare che sia una follia aver voglia di tornare nella Grande Mela per poter rivedere Brooklyn. La stessa reazione che potrebbe avere chi è abituato a passeggiare per le vie di Manhattan ammirando grattacieli o fotografando i tanti luoghi resi celebri da film di culto della vecchia Hollywood, dalla (inesistente) panchina di Woody Allen alla scala di accesso all'appartamento di Carrie Bradshaw, da tempo chiusa con una catenella e dotata di cassetta per le offerte. Eppure, basta attraversare il celebre omonimo Ponte per capire che c'è molto da scoprire nel distretto che si affaccia sull'East River.

L'ha scoperto - se mai ne avesse avuto bisogno - anche John Crowley, che proprio a Brooklyn ha dedicato il suo ultimo film, scritto da Nick Hornby e nominato a tre Premi Oscar (Miglior Film, Sceneggiatura e Attrice per l'interpretazione di Saoirse Ronan). Una storia di immigrazione - che si inserisce in una tradizione importante e che ci tocca da vicino in quanto italiani - nella quale sono forse i panorami irlandesi di Enniscorthy, Wexford e Dublino a dominare (numericamente) e che per quattro settimane ha sfruttato i set di Montreal nel maggio del 2014 per ricostruire le strade di Brooklyn Heights e dintorni. Solo una location si è rivelata irripetibile, quella di Coney Island, storica spiaggia newyorkese entrata nel mito e ricca di un fascino inimitabile.

È stato - come lo definisce il regista - "un gioco di contrasti tra i vibranti colori e l'anima 'pop' di Coney Island e la vastità delle spiagge irlandesi", un gioco che ha richiesto comunque un "enorme lavoro di ricerca" da parte di scenografi e costumisti "per trovare la palette giusta di colori". "Ci siamo controllati molto all'inizio, sviluppando poi gradualmente questo aspetto. In un certo senso Coney Island è il culmine e la sezione più colorata del film", ha ulteriormente chiarito Crowley, evidentemente affascinato dalla magia che questo luogo trasmette. A tutti.

A chiunque muova i suoi primi passi sul Boardwalk dalle assi incrociate su cui vegliavano i Guerrieri della notte e che di estate si affolla di bagnanti, musicisti, ballerini latinamericani o anziani russi spintisi lontano dalla 'loro' Brighton Beach. A chi non resista al fascino degli iconici hot dog di Nathan's o ad ammirare il panorama dalle cabine della Wonder Wheel del Luna Park inaugurato nel 1903. A chi non abbia paura di esplorare il folle Freak Show, da poco riaperto e accessibile per soli 10$ (5, se siete fortunati e arrivate al momento giusto).

"Se Parigi è la Francia, Coney Island, tra giugno e settembre, è il mondo" è la frase di George Tilyou che si leggeva sul grande murales che ci accompagna verso il New York Aquarium. Ed è vero. Perché Coney non è solo una spiaggia, ma - come dicevamo altrove - "uno stato mentale, un'emozione continua, chiasso e meditazione, eccentricità e famiglie". Un mondo riportato ai fasti degli anni '50 anche grazie al CGI per "farvi sentire nella Brooklyn del 1951", come chiosa ancora John Crowley, ma che potrete godere in ogni momento dell'anno. Anche sotto la neve!


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