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Sicilia Eraclea Minoa scavi archeologici

Sicilia: i tesori della collina dove è sepolto Minosse

Eraclea Minoa è stata un’antica colonica greca che vede anno dopo anno il suo splendore sgretolarsi, ma non il suo fascino mitologico

Scavi archeologici
© José Luiz Bernardes Ribeiro / Wikipedia
Sicilia, scavi archeologici di Eraclea Minoa
Sono circa cinquanta i chilometri che separano Agrigento da Cattolica Eraclea, un paese agricolo fondato agli inizi del Seicento in mezzo ad un territorio circondato da colline e attraversato dal fiume Platani. Per ricordare il rapporto storico con l’antica colonia greca, si è aggiunto al nome originario di Cattolica quello di Eraclea: Eraclea Minoa, infatti, si presenta oggi come un interessante sito archeologico che sorge sul candido promontorio di Capo bianco, ai piedi della foce del Platani, e  il suo doppio nome riconduce al mito del passaggio, in una Sicilia antichissima, del semidio Eracle e del re cretese Minosse.

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La leggenda vuole che Minosse venne sepolto in un mausoleo in queste zone, dopo aver tentato invano di farsi restituire Dedalo dal re sicano Kokalos. La storia, invece, ci dice che l’Eraclea Minoa di cui sono visibili i resti venne fondata dai selinuntini nel VI sec a.C., e fu spesso oggetto di contesa fra Selinunte e Akragas. Quello che si può ammirare sono gli ampi tratti della cinta muraria difensiva, con torri e porte di accesso alla città, i resti di quartieri di abitazione e di un teatro: quest'ultimo, purtroppo, è riparato dall'erosione atmosferica da una copertura che ne ha sottratto parte del fascino antico, ma è tutt'oggi in uso come sede di spettacoli estivi, che hanno come sfondo le falesie e le belle spiagge sottostanti. Il materiale ritrovato durante gli scavi è conservato nell’Antiquarium all'ingresso del sito. Gli scavi vennero intrapresi in maniera sistematica a partire dal 1950 e alcuni resti di abitazioni in mattoni crudi presentano ancora piccole parti di mosaico.

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Durante gli scavi sono stati accertati due strati sovrapposti di abitazioni, riferiti rispettivamente al periodo ellenistico e al periodo romano repubblicano. Dell’abitato del secondo strato, contemporaneo al teatro e databile quindi tra il IV e il III secolo a.C., sono state scavate due case, inserite in un sistema a strade parallele e ortogonali. Le due case sono caratterizzate da una pianta semplice, a struttura quadrata, chiusa intorno ad un piccolo atrio con cortile centrale. La prima casa era ad un solo piano, con il cortile fornito di una grande cisterna, mentre la seconda aveva un piano superiore con stanze destinate all’abitazione. Quello che accade andando a visitare questo gioiello antico, però, è provare un moto di stupore ed indignazione insieme, poiché il teatro è coperto da un’impalcatura che invece di valorizzarlo al meglio e proteggerlo lo sta ulteriormente rovinando, in quanto la struttura sta sgretolando la pietra, rischiando di lasciar andare per sempre un bene culturale cosi prezioso.
 
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