Terni, città dalle mille sfaccettature, si associa sempre alle famose acciaierie, come hanno sempre insegnato i libri di scuola, tanto che è nota come Città dell’Acciaio o Manchester italiana, forte di essere, con il suo passato importante da un punto di vista industriale, uno dei punti focali dell’economia umbra e nazionale. E spesso vi si fa riferimento come luogo di accesso per arrivare alle impetuose Cascate delle Marmore, che distano dalla città meno di otto chilometri. I più romantici la ricordano per essere considerata la Città degli Innamorati in quanto San Valentino, patrono dell’amore, fu qui Vescovo e le sue spoglie riposano ancora oggi in città. Anche gli appassionati di archeologia non rimangono delusi dopo una visita a Terni, in quanto sono visitabili molti resti delle rovine romane e preromane, tra cui l’Anfiteatro Fausto, le rovine della cinta muraria romana, le epigrafi di Palazzo Carrara.
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Oltre all’aspetto religioso e archeologico va menzionato quello medievale, con monumenti e costruzioni degne di attenzione come la Porta Sant’Angelo, la Porta Spoletina, la cripta del Duomo, la Torre dei Castello i la Torre romanica. Continuando a parlare di opere d’arte, non può sfuggire il Museo dell’Opera di Guido Calori, ospitato all’interno del terzo chiostro dell’ex convento delle clarisse di San Gemini, nel punto più elevato della città, il Rione Rocca. Il Museo raccoglie la maggior parte delle opere pittoriche e scultoree realizzate da Guido Calori, che erano conservate presso il suo studio romano di via Pinciana, condiviso per alcuni anni con il pittore Amerigo Bartoli Natiguerra. Guido Calori, scultore, pittore, decoratore, architetto, scrittore d’arte, è una figura poco nota ai più e il percorso espositivo contribuisce a far conoscere una delle personalità più singolari del panorama artistico contemporaneo italiano. Il poliforme artista romano è una figura solitaria che ha sempre lottato per difendere la propria libertà espressiva e di pensiero e, nel corso della sua carriera, ha vinto quattro premi assegnati dall’Accademia di San Luca in Roma, due per la scultura e due per la letteratura d’arte.
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Il complesso monastico raccoglie sculture in bronzo e opere pittoriche prodotte tra gli Anni Dieci e gli Anni Cinquanta del Novecento, oltre a numerosi bozzetti e ai suoi strumenti di lavoro. Tra le opere più pregevoli che si possono ammirare il bronzo Italica Gens, premiato in occasione della Biennale di Venezia del 1930. Nella sede è custodito anche l’archivio dello scultore, che possiede una vasta documentazione con foto private e delle sue opere, una generica fototeca d’arte relativa alla sua formazione e alla sua lunga carriera di docente; cartoline postali, lettere private, carteggio e materiale documentario sulle sue attività, libri, cataloghi di esposizioni, articoli di giornale, oltre a una grande quantità di disegni relativi alle opere realizzate o solo pensate.
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