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Scoprire Alatri, gioiello della Ciociaria

Tra leggende e tradizioni il comune ciociaro ospita diverse attrazioni, tra cui un'ostia particolare 

Scorcio di Alatri
©iStockphoto
Quello che rende speciale Alatri, in provincia di Frosinone, è la sua maestosa mura di cinta e il fatto che, in origine, fosse stata un importante centro del popolo italico degli Ernici. L’acropoli  preromana era circondata da enormi mura di pietra, tutt’oggi presenti, di cui si può ammirare la Porta maggiore, con uno straordinario architrave monolitico, e la Porta Minore, fornita di un piano inclinato per salire alla platea superiore dove una volta si ergevano i templi pagani. Nell’ambito delle costruzioni megalitiche dell'area mediterranea il complesso dell'acropoli è tra le costruzioni più imponenti e suggestive. La cinta muraria è lunga oltre 2 chilometri ed è stata preservata in modo ottimale pur inserita tra le costruzioni più recenti. Ma anche ciò che è racchiuso entro le celebri mura rivela straordinarie sorprese, con un centro storico ricco di diversi ed interessanti edifici incorniciati da scorci pittoreschi. Il tutto avvolto da misteri, leggende e racconti che si mescolano alla storia e al mito. La Cattedrale di San Paolo apostolo, ad esempio, custodisce la celebre reliquia dell’Ostia Incarnata, uno dei pochi miracoli eucaristici d’Italia riconosciuti. Una teca di vetro posta a fianco della navata destra mostra la particola consacrata, divenuta straordinariamente carne umana in seguito ad un atto sacrilego compiuto in città fra la fine del 1227 e l’inizio dell’anno successivo. La memoria di questo evento miracoloso è riportata in un mandato papale inviato da Gregorio IX al vescovo diocesano Giovanni V il 13 marzo 1228. La tradizione che viene tramandata, raffigurata anche su una serie di affreschi presenti nelle pareti laterali della cattedrale, narra di una giovane donna che, istigata da una vecchia malefica, al momento di ricevere l'eucaristia trattenne nella bocca l'ostia consacrata, nascondendola poi in un panno per portarla a casa e consegnarla alla vecchia in un secondo momento. Nascosta in una madia, la giovane, andando a prenderla dopo tre giorni, scoprì però che, al posto dell’ostia, c'era un pezzo di carne umana. Pentita per il suo gesto sacrilego, confessò l'accaduto e consegnò al vescovo il frammento di carne ancora sanguinante. L’interno complesso costituito dalla Chiesa e dall’adiacente Palazzo Vescovile, anch’esso racchiuso dalle mura, è oggi circondato da un parco pubblico dal quale si gode una vista mozzafiato.



Tra gli altri notevoli monumenti dell’età medievale spiccano la chiesa di Santa Maria Maggiore, che custodisce il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli datato al XIII secolo e il Trittico del Redentore di Antonio di Alatri, e la chiesa di San Francesco che, eretta da una comunità di francescani, custodisce, oltre al mantello del Santo, anche un affresco che rappresenta un Cristo al centro di un labirinto. Misteriose sono le origini del “Cristo nel labirinto”: alcuni studiosi lo ricollegano ad una presenza templare o a sette gnostiche, mentre altre lo attribuiscono all’opera di un frate dell’antico convento francescano o un artista locale. La presenza di Cristo all’interno del labirinto è considerato un caso unico al mondo, ed una particolarità lo lega al pavimento della Cattedrale di Chareres, in Francia, dove è raffigurato un altro labirinto dal percorso identico. Anche Palazzo Gottifredo è del XIII secolo, ed ospita il Museo Civico, dove la sezione antropologica espone oggetti particolari come una culla in tondino di ferro collocata tra due alberi che veniva utilizzata dalle coppie di carbonai per preservare i neonati da eventuali animali. costruita nel X secolo e di notevole valore artistico sia per la presenza molti affreschi che per la cripta. Altra chiesa medievale è quella di San Silvestro, dalla sobria facciata, che custodisce diversi gioielli. E’ famosa per i pregevoli affreschi, in cui è possibile riconoscere varie croci e una figura maschile rappresentante un Santo che si pensa sia San Bernardo di Chiaravalle, a cui si deve la stesura della Regola Primitiva dell’ordine dei templari, e per la cripta sottostante. Oltre alle numerose chiese, ai palazzi e ai musei sono diverse le piazze e le strade antiche che regalano scorci suggestivi. Come quelli offerti dalla monumentale Fontana Pia, inaugurata alla fine dell’Ottocento in onore di Papa Pio IX in segno di gratitudine per la donazione concessa alla città nel 1863 per costruire un nuovo acquedotto. Nonostante sia semplice, la fontana non manca di spettacolarità grazie alle sculture di delfini disposti secondo un andamento elicoidale.  



Discorso a parte merita la cucina tipica ciociara, tra sapori contadini ed aromi del territorio, povera ma allo stesso tempo molto saporita. La zona è nota per la preparazione di particolari paste fatte in casa e zuppe. Tra le prime, i cecapreti e i fini-fini o maccaruni, che vanno a comporre la base per i sughi saporiti di solito con pomodoro, ragù e funghi. Classica è la zuppa col pane sotto, ovvero pane raffermo sul fondo del piatto, fagioli, olio e verdure di stagione a coprirlo. E poi, sagne e fagioli e zuppa di ceci e rosmarino. Un piatto unico, particolare e sostanzioso è quello conosciuto come il timballo Bonifacio VIII, dalla passione del vecchio papa per questo piatto, fatto di tagliatelle fini-fini condite con ragù e pomodoro, il tutto avvolto da fette di prosciutto crudo. Anche i piatti a base di carne sono piuttosto vari. Il garofolato è un castrato di agnello che viene insaporito con chiodo di garofano, aglio ed erbe aromatiche, e accompagnato dal sugo di pomodoro, mentre l’abbuoto si presenta come una specie di involtino, con interiora di agnello cucinate e insaporite con aromi, e poi avvolte nelle budelline d’agnello per formare dei salsicciotti. La coratella, diffusa in tutto il centro Italia, qui viene preparata con le interiora d’agnello e cipolla. Altri piatti da non perdere gli arrosticini di pecora e le listarelle di carne stagionata, insaporite con aromi di finocchio e rosmarino. Tra i dolci tipici l’amaretto, dalla consistenza più morbida rispetto agli altri, ciambelle al vino preparate con farina, uova, vino e anice, consumate inzuppandole nel vino stesso come si usa nella zona dei Castelli Romani, e gli immancabili tozzetti alle mandorle. Uno dei prodotti più noti è il prosciutto di Guarcino, dal nome di un comune a pochi chilometri da Alatri, che si caratterizza per il suo sapore unico, ma anche formaggi come mozzarelle e ricotte di bufala. 



 
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