Ha tutte le carte in regola per essere un’opera monumentale di grande pregio, vero capolavoro di montagna: il Sacro Monte di Varallo, innanzi tutto, è il monumento più antico tra i Sacri Monti prealpini di Piemonte e Lombardia; la sua basilica e le 45 cappelle sono affrescate e popolate da oltre ottocento statue di terracotta policroma a grandezza naturale; assieme agli altri Sacri Monti è stato dichiarato Patrimonio mondiale dell’Umanità e si erge nella Riserva naturale speciale omonima. A tutto questo si aggiunge il fatto che il contributo maggiore che ha reso unico il complesso religioso è stato dato da Gaudenzio Ferrari, uno dei massimi esponenti di pittura e scultura che ha operato in terra piemontese durante il Cinquecento.
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Le prime opere di Ferrari sono due coppie d’angeli che si trovano nella cappella del Sacro Sepolcro, datate intorno al 1495. Per il Sacro Monte il grande artista sfrutta tutte le sue capacità realizzando opere di architettura e scultura, come le Storie della Redenzione e i gruppi in terracotta tra cui spicca per bellezza il Cristo incedente al pretorio, nella cappella XXXIII, e lasciando anche magnifiche testimonianze pittoriche con il grande ciclo di affreschi che racconta le Storie della Vita e Passione di Cristo, realizzate sul tramezzo della Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Tra il 1517 e il 1524 porta a termine le cappelle della Natività, dell'Adorazione dei pastori e della Crocifissione, evidenziando il messaggio religioso in maniera cosi efficace che nella seconda metà del secolo, nell'area lombarda, si moltiplicarono i sacri monti. Ferrari è stato un precursore delle caratteristiche pittoriche seicentesche e il suo stile originale si manifesta anche per l’uso esteso della pastiglia per gli elmi, le corazze e le aureole, che lascia intendere quel progetto di fusione tra pittura e scultura che va a concretizzare ancora più compiutamente negli altri lavori sopra la parete rocciosa di Varallo.
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Le scene che rappresenta si caratterizzano per semplicità narrativa, tanto che si può ammirare una religiosità popolare, soprattutto nella Crocifissione e nelle scene che la precedono. Lavorò al Sacro Monte sino al 1529, rendendolo uno scrigno di tesori artistici preziosi con le sue opere pittoriche, scultoree ed architettoniche: progettò alcune cappelle, creò numerose statue prima lignee e poi di terracotta, arricchì le pareti con numerosi affreschi che fanno da sfondo a scene sacre. Quando Ferrari lasciò il sacro Monte, il complesso aveva già ben impressa la sua maestosità scenica e man mano che cresceva l’afflusso di fedeli in pellegrinaggio il programma artistico si estese ad altri artisti che subentrarono a Gaudenzio Ferrari, ad incominciare dai suoi allievi.
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