Non c'è due senza tre, e per quanto Francesco Bruni possa vantare una lunga esperienza come sceneggiatore (da Ovosodo di Virzì all'ultimo Slam - Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli) lo avevamo visto dietro la macchina da presa solo per lo Scialla! (Stai sereno) del 2011 e il Noi 4 del 2014. Con Tutto quello che vuoi oggi ci risiamo, e l'occasione ci permette di ammirare il ritorno di un altro 'grande vecchio' del nostro cinema come Giuliano Montaldo e di vedere - con lo stesso sguardo del regista romano, ma cresciuto a Livorno - alcune zone del pisano e dell'Appenino Modenese che altrimenti sarebbero rimaste ancora 'fuori dai radar'.
La storia nasce dall'incontro del ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento Alessandro (Andrea Carpenzano) e di Giorgio (Giuliano Montaldo), ottantacinquenne poeta dimenticato. I due vivono, pur vivendo a pochi passi l’uno dall’altro, non si sono mai incontrati, almeno fino a ché Alessandro accetta il lavoro di accompagnatore dell’elegante signore. Col passare dei giorni dalla mente un po' smarrita dell’anziano poeta, e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato remoto: indizi di una vera e propria caccia al tesoro. Seguendoli, Alessandro si avventurerà insieme a Giorgio in un viaggio alla scoperta di quella ricchezza nascosta, e di quella celata nel suo stesso cuore.
Una "progressiva regressione verso il passato" che Bruni ha tratto dalla propria vicenda personale, e dalle proprie reazioni all'evolvere del morbo di Alzheimer del padre ormai scomparso: "nella sua mente prendevano corpo persone e vicende dimenticate, la cui 'presenza' dava luogo a rivelazioni impreviste ed anche sconcertanti. L’episodio centrale di questo film – quello relativo alla fuga al seguito dei militari americani, ed al 'regalo' da loro ricevuto – è per l'appunto uno di questi, a cui mio padre aveva accennato in passato, ma che non aveva mai raccontato con la dovizia di particolari concessigli dalla malattia". Una strana "fascinazione" che dal quartiere romano di Trastevere - con i suoi personaggi e i suoi ritmi - arriva fino alla città di Pisa, sempre più set ideale per film e documentari, grazie al palcoscenico delle sue bellezze artistiche, architettoniche e naturalistiche. E grazie al progetto del Comune di 'Pisa Movie' per le produzioni, che oltre a fornire informazioni sulle location ha anche permesso le riprese in Piazza dei Cavalieri e via San Frediano, piazza della Stazione e del Lungarno Pacinotti.
Ma le scene più belle e complicate sono sicuramente state quelle dell'Alto Appennino Modenese e del Parco regionale del Frignano, dove il set si è spostato passando per Fanano, Ospitale - con l'individuazione della Piazza e dell'Albergo Nuovo - e il sentiero che dal Capanno Tassoni arriva alla 'Scaffa', uno degli scorci naturali inseriti negli scenari utilizzati. E che lo stesso Bruni già conosceva. "Mia moglie Raffaella Lebboroni è di Bologna e abbiamo sempre girato queste zone, anche adesso con i figli - spiegava lui stesso al sito fanano.it e a ModenaToday. - Siamo stati diverse volte al lago di Suviana e a Gaggio Montano in vacanza poi, con la macchina, ci siamo spesso spostati su questo versante, percorrendo sia il crinale che altre zone di questo territorio come il Lago Santo o le piste sciistiche di Cimone, Corno alle Scale ed Abetone. Essendo di Roma, ma cresciuto a Livorno, è normale finire da queste parti".
"Un quarto del film sarà con riprese di questi luoghi nel modenese e all'Ospedale di Porretta" d'altronde aveva annunciato prima di incominciare, dichiarando entusiasta come fosse stato "un vero miracolo aver trovato il Lago Santo, il luogo perfetto come me lo ero immaginato scrivendo la sceneggiatura". A circa 1.501 m sul livello del male, il lago è il maggior lago naturale dell'Appennino modenese, raggiungibile da Pievepelago, dopo l'Abetone e verso Tagliole. Una location che - insieme al rifugio Vittoria - la troupe ha letteralmente occupato, approfittando anche dei servizi di un gruppo di sommozzatori incaricati di fare da controfigure nel recupero di una cassa contenente un fantomatico tesoro, rimasta sepolta sul fondale all’epoca del passaggio del fronte di guerra in queste zone.
La storia nasce dall'incontro del ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento Alessandro (Andrea Carpenzano) e di Giorgio (Giuliano Montaldo), ottantacinquenne poeta dimenticato. I due vivono, pur vivendo a pochi passi l’uno dall’altro, non si sono mai incontrati, almeno fino a ché Alessandro accetta il lavoro di accompagnatore dell’elegante signore. Col passare dei giorni dalla mente un po' smarrita dell’anziano poeta, e dai suoi versi, affiora progressivamente un ricordo del suo passato remoto: indizi di una vera e propria caccia al tesoro. Seguendoli, Alessandro si avventurerà insieme a Giorgio in un viaggio alla scoperta di quella ricchezza nascosta, e di quella celata nel suo stesso cuore.
Una "progressiva regressione verso il passato" che Bruni ha tratto dalla propria vicenda personale, e dalle proprie reazioni all'evolvere del morbo di Alzheimer del padre ormai scomparso: "nella sua mente prendevano corpo persone e vicende dimenticate, la cui 'presenza' dava luogo a rivelazioni impreviste ed anche sconcertanti. L’episodio centrale di questo film – quello relativo alla fuga al seguito dei militari americani, ed al 'regalo' da loro ricevuto – è per l'appunto uno di questi, a cui mio padre aveva accennato in passato, ma che non aveva mai raccontato con la dovizia di particolari concessigli dalla malattia". Una strana "fascinazione" che dal quartiere romano di Trastevere - con i suoi personaggi e i suoi ritmi - arriva fino alla città di Pisa, sempre più set ideale per film e documentari, grazie al palcoscenico delle sue bellezze artistiche, architettoniche e naturalistiche. E grazie al progetto del Comune di 'Pisa Movie' per le produzioni, che oltre a fornire informazioni sulle location ha anche permesso le riprese in Piazza dei Cavalieri e via San Frediano, piazza della Stazione e del Lungarno Pacinotti.
Ma le scene più belle e complicate sono sicuramente state quelle dell'Alto Appennino Modenese e del Parco regionale del Frignano, dove il set si è spostato passando per Fanano, Ospitale - con l'individuazione della Piazza e dell'Albergo Nuovo - e il sentiero che dal Capanno Tassoni arriva alla 'Scaffa', uno degli scorci naturali inseriti negli scenari utilizzati. E che lo stesso Bruni già conosceva. "Mia moglie Raffaella Lebboroni è di Bologna e abbiamo sempre girato queste zone, anche adesso con i figli - spiegava lui stesso al sito fanano.it e a ModenaToday. - Siamo stati diverse volte al lago di Suviana e a Gaggio Montano in vacanza poi, con la macchina, ci siamo spesso spostati su questo versante, percorrendo sia il crinale che altre zone di questo territorio come il Lago Santo o le piste sciistiche di Cimone, Corno alle Scale ed Abetone. Essendo di Roma, ma cresciuto a Livorno, è normale finire da queste parti".
"Un quarto del film sarà con riprese di questi luoghi nel modenese e all'Ospedale di Porretta" d'altronde aveva annunciato prima di incominciare, dichiarando entusiasta come fosse stato "un vero miracolo aver trovato il Lago Santo, il luogo perfetto come me lo ero immaginato scrivendo la sceneggiatura". A circa 1.501 m sul livello del male, il lago è il maggior lago naturale dell'Appennino modenese, raggiungibile da Pievepelago, dopo l'Abetone e verso Tagliole. Una location che - insieme al rifugio Vittoria - la troupe ha letteralmente occupato, approfittando anche dei servizi di un gruppo di sommozzatori incaricati di fare da controfigure nel recupero di una cassa contenente un fantomatico tesoro, rimasta sepolta sul fondale all’epoca del passaggio del fronte di guerra in queste zone.