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Lecco: i luoghi di Alessandro Manzoni

Lecco manzoniana

Sulle tracce di Manzoni a Lecco, la panoramica provincia che si estende ad est del Lago di Como e che ha ispirato lo scrittore nella stesura del suo romanzo più famoso. Da Pescarenico fino alla chiesa di Don Abbondio, il percorso dei luoghi manzoniani si alterna a piacevoli soste gastronomiche.

Lecco
©CECILIA MARTINO
Ad est del Lago di Como si estende la provincia di Lecco, territorio austero dominato dal profilo di montagne portentose che fanno da sfondo costante al panorama e che raggiungono il massimo della spettacolarità nel loro precipitare netto sulle sponde del Lago. Sono i giganti dei Piani d’Erna, ai piedi di quel Resegone che ispirò il Manzoni, cittadino illustre della città di Lecco. Il ramo di Lecco, “quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno”, è risaputamente più selvaggio rispetto a quello di Como, in quanto più esteso e ventilato.

Lo spessore culturale, invece, fa parte della storia che qui è particolarmente legata al nome di Alessandro Manzoni e del suo celeberrimo romanzo I promessi sposi. Le sue pagine descrivono poeticamente molti luoghi del lecchese, oggi percorribili seguendo l’itinerario de “I luoghi manzoniani”, un modo per ufficializzare l’impronta definitiva che questa città riceve dal calco letterario manzoniano. A lui, Alessandro cantore del Lago, del Resegone, di Pescarenico, è dedicato il monumento, opera di Francesco Confalonieri, che lo ritrae in atto meditativo, al centro della piazza omonima con le spalle rivolte all’incombente mole delle montagne lecchesi. La statua è adorna di tre altorilievi, sintesi architettonica della “colpa, l’espiazione e l’innocenza trionfatrice” e direzionati ciascuno verso una strada: il rapimento di Lucia verso Pescarenico, la morte di Don Rodrigo al lazzaretto in direzione di via Roma, il matrimonio dei Promessi verso viale della Costituzione.

Luogo manzoniano per antonomasia è la Villa Manzoni, in località Caleotto, residenza della famiglia Manzoni, venduta nel 1818 dallo scrittore alla famiglia Scola che la mantenne inalterata fino al 1960 circa quando fu ceduta al Comune di Lecco. La Villa, sita in via Granelli 5, ospita oggi il Museo Manzoniano (con cimeli d’epoca e ambienti originali), la Galleria Comunale d’Arte, la Biblioteca Specializzata dei musei e la Sezione Separata d’Archivio.

Il percorso dei luoghi manzoniani si svolge a partire dalla parte meridionale di Lecco, da Pescarenico, il cui nome è l’unico esplicitamente citato nel romanzo: “un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare”. Evidente che il tocco moderno attuale richiede un po’ di fantasia per tornare al tempo evocato dai versi dello scrittore, tuttavia, l’atmosfera delle casette addossate l’una sull’altra “sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago”, rimane.

Nella parte nord della città ad Olate, ritenuto il paesello natale di Lucia, si può vedere quel che resta della presunta casa della giovane. Pochi metri più avanti c’è la “Chiesa di Don Abbondio”, ricostruita nel 1767 ed ampiamente rimaneggiata ne 1934. Ben più lontano, invece, a 5 km dalla città, a Vercurago si trova il Castello dell’Innominato (quel che resta, cioè ruderi), a 180 metri sopra il lago, raggiungibile con circa mezz’ora di camminata. Queste tappe sono un po’ un pretesto per riconciliarsi con una splendida realtà provinciale, ricca di spunti per viaggiatori curiosi, camminatori instancabili e buongustai.

La montagna è certo lo spunto più proficuo. I Piani Resinelli, raggiungibili da Lecco in circa mezz’ora di automobile, si propongono come centro alpinistico tra i più importanti d’Italia. Un suggerimento per la tappa culinaria: da Lecco imboccate la superstrada 36 direzione Olgiasca, uscita Piona. In un antico villaggio della frazione Olgiasca, Colico, si trova il Belvedere, di nome e di fatto. Dopo aver gustato le specialità di lago del ristorante, che è anche albergo 3 stelle, si consiglia di proseguire per l’abbazia di Piona, luogo denso di misticismo che in fondo completa e corona l’immagine di questo territorio che si è voluto ricordare così, poetico e riflessivo, un po’ superbo e riservato, infine meditativo e riappacificante.
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